Diego Abatantuono: differenze tra le versioni

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{{Intestazione|''Il secolo XIX'', a cura di Renato Tortarolo, 26 aprile 2002}}
*Non rifarei mai il cabaret di una volta: sarebbe penoso. Preferisco il ruolo di maestro di cerimonia.
*Se hai sempre fatto il [[comico]], ed entri in un ruolo drammatico aspetti cosa fa il pubblico: se piange, invece di ridere, ce l'hai fatta.
*Bisogna sempre sapere cosa si vuol fare, se far ridere o commuovere. Il problema è quando non ne azzecchi una.
*L'[[artista]] prima di tutto è un essere umano, diverso da qualsiasi altro artista che gli passi vicino. Che deve fare, davanti alla realtà? Dipende da chi sei, da come ti rapporti con il mondo. Io, per esempio, non amo una certa smania di esserci, di apparire, comune a tanti miei colleghi.
*In tv ci vado a raccontare un film o a parlare di qualcosa che mi diverte come il calcio. Per il resto, la mia mossa alla partita a scacchi della vita è la coerenza.
*Io la cultura di [[destra]] la conosco poco. Forse perché sono nato negli anni Settanta, quando la cultura era di sinistra. Ho passato più di trent'anni della mia vita con quel modo d'intendere le cose. Ma tutto cambia e adesso che c'è la destra al governo, avrà modo di esprimere una sua cultura.
*Nei miei film non c'è mai il contrario di quello che penso: questo è poco ma sicuro. Anche perché non sono sempre sicuro di aver ragione, di aver capito tutto. E la storia italiana degli ultimi anni è costellata di gente che credeva di aver le idee chiare: Occhetto, D'Alema...
*Gli [[Football Club Internazionale Milano|interisti]] dimostrano di avere un cuore di ferro. Perché sono tredici anni che resistono benissimo allo stress di non vincere nulla.
*{{NDR|Allo stadio}} Non mi piace il clima che si è creato, non mi piace portarci i miei figli, non mi piace nemmeno tanto un tipo di gente che ci va solo per farsi vedere. Non vedo più tanti tifosi, ma gente che a curarsi l'immagine. Sarebbe molto meglio se andassero a curarsi in una clinica.
*Non sopporto quelli che contano qualcosa solo alla domenica. Chi esercita un fastidioso tipo di potere. Non dico i vigili, ma tutti gli altri. [...] Io mi sono sempre pagato la tessera. Ma se quando entro in uno stadio mi devo sentire un ospite, mi passa la voglia.