Tiziano Sclavi: differenze tra le versioni

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*''E la morte, la morte, dolcissima e amara, | la morte che cerchi nella notte chiara, | che cerchi per dirle quanto l'ami ancora, | che eri andato via ma di nuovo sei qui ora, | perché non puoi stare lontano da lei, | e le dici piangendo: io per te morirei, | e che sei il suo schiavo, e che lei è sovrana, | la morte, la morte, la morte puttana.'' (da ''Totentanz 1'')
*''Verrà la [[morte]] e a te che non sei niente | porgerà la mano, in mezzo all'altra gente, | e tu sarai il primo, come vorrà la sorte, | a danzare con lei la danza della morte. | La morte bizzarra, la morte normale [...]'' (da ''Totentanz 2'')
*''Questa è la ballata della città di notte, | del tempo che non passa, del buio che t'inghiotte, | di ladri, di assassini e di altri tipi strani, | di angoscia e di paura che non venga più domani. [...]'' (da ''La ballata della città di notte'')
*''Vieni sulla collina, | e se saprai ascoltare, | sentirai che non è morta | la rabbia di cambiare | che in vita tutti illuse, | che illuderà anche te, | che fa girare il mondo | e dicon che non c'è.'' (da ''Sulla collina'')
*''Ma se fossi come i miei gatti che dormono sulla poltrona | sarei sicuro che non c'è altro e che è questa l'unica vita buona | e farei le fusa anch'io per una carezza o per il fegato scottato | e sarei felice trovando un bel posto dove rannicchiarmi | e poi chinare il capo.'' (da ''Ma se fossi come i miei gatti'')
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*''La strada che mi porta qui ogni giorno è cosparsa | ad ogni miglio di cadaveri: | gatti che non faranno più ritorno, | cani che sognano un campo di papaveri.'' (da ''Foglio di carta'')
*''[...] io piango il tempo fatto di cristallo, | che si è spezzato silenziosamente, | non se n'è andato su un bianco cavallo, | non mi ha lasciato in dono proprio niente.'' (da ''Regrets'')
*''Per quanto il tempo possa | io continuo a veder gente | con l'anima rossa.'' (da ''Rivoluzione'')
*''Venghino siore, venghino siori, | poveri e ricchi, servi e priori, | ad ascoltare il racconto inaudito | del tram novantuno che un giorno è impazzito.'' (da ''Il tram impazzito'')