Nebbia: differenze tra le versioni

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*Alla fine di [[novembre]], durante il disgelo, il treno della linea ferroviaria Pietroburgo-Varsavia si andava avvicinando a tutta velocità, verso le nove del mattino, a Pietroburgo. L'umidità e la nebbia erano tali che s'era fatto giorno a fatica; dai finestrini del vagone era difficile distinguere alcunché a dieci passi a destra e a sinistra. Fra i passeggeri c'era anche chi tornava dall'estero, ma erano affollati soprattutto gli scompartimenti di terza classe, pieni di piccoli uomini d'affari che non venivano da troppo lontano. Tutti, com'è logico, erano stanchi, gli occhi appesantiti per la nottata trascorsa, tutti infreddoliti, i visi pallidi, giallastri, color della nebbia. ([[Fëdor Dostoevskij]])
*Ché raddoppia i suoi tormenti/ chi con [[occhio]] mal sicuro,/ fra la nebbia del futuro/ va gli eventi a prevenir. ([[Pietro Metastasio]], ''L'estate'')
*Era inoltrata la sera del 18 marzo 1848. Una nebbia fine, fitta ed umidiccia, la quale a poco andare s'era risolta in pioviggina minutissima spruzzaglia, s'era abbattuta sulla città di [[Milano]], e ne bagnava il lastrico delle strade. Traverso quella nebbia i lampioni mandavano una luce fatta rossigna, la quale ti tornava, direi, melanconica e rimessa, e si rifletteva tristemente nel bagnato del pavimento. ([[Vittorio Bersezio]])
*La banchina asfaltata gli ondeggiava sottoi piedi, e la gelida bruna mattutina riempiendo l'alta navata della stazione lo opprimeva come una nebbia spessa; non vedeva ; camminava rigido come in sogno. Si fermò udendo le spiegazioni che Ismay forniva all'impiegato dei bagagli: «È un baule piatto da cabina. Spedito avant'ieri da Londra. Il nome è Leith». ([[Archibald Joseph Cronin]], ''Gran Canaria'')