Régine Pernoud: differenze tra le versioni

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==''I Santi nel Medioevo''==
===[[Incipit]]===
Sono ovunque. Sorgono a ogni istante, a ogni incrocio, a ogni svolta della strada, e per noi, che contempliamo lo spettacolo del nostro secolo XX, ogni volta che giriamo pagina. Di chi si tratta? Dei santi. Nei tempi feudali, e persino a partire dal periodo franco del V secolo, è impossibile fare un passo, visitare un monumento, aprire un manoscritto, senza incontrarli. In file vieppiù serrate man mano che si procede nel tempo. Nel corso dei secoli medievali il loro numero aumenta un anno dopo l'altro. Per il medievalista è semplice routine. Ma alla fine si pone la domanda: come, perché, tanti santi e sante? Danno il loro nome alle persone, ancora di più alle chiessechiese, ai monasteri, e anche a località, città e agglomerati rurali. Non c'è edificio religioso o civile che non ricordi, scolpito o dipinto, un santo o una santa; la loro storia alimenta l'iconografia, guida il pennello dell'affreschista, lo scalpello dello scultore, lo strumento dell'artista del vetro, e anche la penna del copista. Tutte le forme di espressione sono buone per rievocare la loro memoria: arti plastiche, poesia, teatro. È trasmesso il ricordo della loro passione, ci si reca a venerare le loro reliquie; e per conservare queste ultime si concepiscono oggetti meravigliosi: casse d'argento e d'oro, splendenti di smalti e di pietre preziose. Nulla è troppo bello per loro. Chi sono, dunque, questi santi, queste sante? Donde provengono? Che cosa hanno fatto, per essere santi? Che cosa significa questa venerazione che li circonda? In che cosa consiste questa promozione insolita, e chi ha il diritto di pretenderla?
 
===Citazioni===
*Come hanno preso possesso dello spazio, i santi hanno invaso il tempo. Le loro feste ormai ritmano l'esistenza; i calendari si sovrappongono, interferiscono, e registrano, nel corso dell'anno, tempi di arresto e di gioia imprevisti. (p. 15)