Karel Čapek: differenze tra le versioni

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*L'arte italiana in ciò che ha di meglio offre due esempi: ricominciare costantemente e imparare molto. Cominciare dall'inizio, cercare, sperimentare, scoprire e rinnovare, provare e risolvere, misurare le possibilità e azzardare; e, al contrario, imparare da se stessi e dagli altri, frenare la particolarità deviante, il disordine dell'originalità e la spudorata pretesa di essere se stessi: sono le virtù di questa meravigliosa fioritura. (''Appendice'', p.121)
*L'influsso spagnolo è l'ultimo; il primo è greco, il secondo e il terzo sono il saraceno e il normanno; il rinascimento qui ha colpito solo di striscio. Mescolate questi vari elementi culturali con un sole abbacinante, una terra africana, una quantità di polvere e una vegetazione meravigliosa, e avrete la Sicilia. (cap. ''Palermo'', p.61)
*Non vorrei scrivere molto su Venezia; penso che tutti la conoscano. È realmente simile, fino al fastidio, ai vari ''souvenirs de Venice''; quando mi sono fermato per la prima volta a piazza San Marco, sono rimasto confuso e a lungo non ho potuto liberarmi dalla opprimente sensazione che non fosse un luogo reale, ma il Lunapark dove deve svolgersi la notte veneziana. Aspettavo soltanto che cominciassero a gemere le chitarre e che il gondoliere cantasse come il signor Schütz. Por fortuna il gondoliere ha misteriosamente taciuto, ma alla fine mi ha derubato in modo poco cristiano, agitandomi davanti agli occhi un qualche tariffario. (cap. ''Venezia'', p.27)
*Pagatemi queste righe a peso d'oro, non per la loro bellezza intrinseca, ma perchè per esse tanto ho dovuto pagare. Ma se conto dieci centesimi per ogni stella e un centesimo per ogni mormorio del mare, dieci lire per il fuoco vermiglio dell'Etna e per l'aria balsamica mezza lira all'ora - come vedete, non conto né i riverberi del mare, né le palme, né l'antico castello e nemmeno il teatro greco che adesso, di notte, non ha alcunché di attraente - orbene, poi ne varrà la pena, e sia lodato Iddio che mi ha mandato in questa terra. Con il suo miracoloso potere mi ha condotto prima da Palermo attraverso la Sicilia, attraverso una quantità di colline sacre, strane e tristi, per viali di cactus e miniere di zolfo fino a Girgenti, che è una cittadina su una montagna, con a pochi passi tutta una serie di templi greci. Sono di ordine dorico e di conseguenza molto leggiadri. (cap. ''Da Palermo a Taormina'', p. 66)
*San Marco. Non è architettura, è un organetto; si cerca la fessura in cui inserire la monetina perchè tutto l'apparato cominci a suonare ''Oh Venezia''. La fessura non l'ho trovata, di conseguenza l'organetto non ha suonato. (cap. '' Venezia'', p. 24)
*{{NDR|Sulla Sicilia}} Se l'arte popolare vive una vita piena, è qui. (cap. ''Palermo'', p.62)
*Sulla strada del ritorno è successo che a me si aggregasse un giovane agrigentino, che parlava qualcosa che egli forse riteneva francese; non so poi come sia successo, ma ad un tratto mi sono trovato a camminare attorniato da circa dodici ragazze molto belle, il tutto era circondato da un gregge di capre dal bianco pelame setoso e dalle corna a spirale. In questo modo, ho camminato nel pulviscolo dorato del tramonto, parlando alternativamente, in italiano e in francese, simile alla guida di un corteo bacchico; chi ci incontrava, a cavallo d'un asino o d'un bardotto, si levava il cappello e a lungo si girava a guardarci. Finché vivrò, non capirò questo antico avvenimento. (cap. ''Da Palermo a Taormina'', p. 67)
*Tu, poi, Rimini, non sei affatto l'ultima tra le città italiane. Anche se il resto non vale molto, hai il Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti; la facciata incompiuta e l'interno per metà guastato dal barocco, ma quello che resta dell'Alberti è di valore e mi riconcilia con il rinascimento che mi ha tanto gelato a Venezia. (cap. ''Ravenna, San Marino'', p. 37)
 
==Bibliografia==