Darwin Pastorin: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Micione (discussione | contributi)
+1, in accordo con Utente:AssassinsCreed
+citazione (derby di Torino
Riga 6:
 
*{{NDR|Su [[Antonio Conte]]}} [...] perché il nostro football ha bisogno di bandiere, di punti di riferimento. Sei l'anti-[[José Mourinho|Mourinho]], e proprio per questo ti preferisco allo spocchioso portoghese. E chissà perché le sue polemiche devono essere per forza diverse dalle tue: da una parte l'eccellente comunicatore (così coccolato per aver citato una volta [[Jean-Paul Sartre|Sartre]]), dall'altra uno che dovrebbe stare sempre zitto, così per principio, a priori. [...] Spero, dunque, di vederti ancora alla Juventus. Sentirti urlare, rimproverare il tuo giocatore che, a pochi minuti dalla fine, sul 4-0 a vostro favore, sbaglia un passaggio elementare, infine provare a rispondere alle domande senza più un filo di voce, perché per tutto il match "giochi" anche tu, non ti risparmi, sei fuoco e rabbia, grinta e furore. Sei la sintesi perfetta di [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]] e [[Marcello Lippi|Lippi]]. Meglio: sei tu, e basta. Lo stesso Antonio Conte che, sul campo, mordeva zolle e futuro. (da ''Caro Conte ti scrivo'', ''Tuttosport'', 4 maggio 2014, p. 6)
 
*{{NDR|Sul [[derby di Torino]]}} C'era una volta il derby, verrebbe da dire. Una sfida che raccoglieva furori non soltanto calcistici, ma sociali ed economici, culturali. Già, che giorni e che emozioni! Gli anni settanta, ad esempio. La Juventus dominava l'Italia, ma spesso cadeva davanti ai cugini, che facevano di quell'appuntamento una ragione di vita e d'orgoglio. Da una parte, lo stile di Bettega e Capello, l'eleganza di Zoff, le acrobazie di Anastasi (idolo dei lavoratori della Fiat Mirafiori), la mutria severa di Beppe Furino, il palleggiare ironico di Causio, dall'altra l'agonismo e il ferro e il fuoco di Fossati, Cereser, Agroppi, capitan Ferrini, e là davanti i dioscuri Graziani&Pulici, ispirati da Claudio Sala, pronti a colpire. Il derby diventava, recuperando Jean-Paul Sartre, una metafora della vita. La Juve degli Agnelli, ma anche degli immigrati siciliani e calabresi, il Toro di Pianelli e degli impiegati piemontesi, di quelli che parlavano il dialetto duro e puro. La Juve dei tanti scudetti e il Toro che portava nelle vene, e porterà per sempre, il mito di capitan Valentino e degli altri eroi scomparsi nel rogo di Superga, e il rimpianto per la farfalla granata, Gigi Meroni. Due modi di essere.<ref>Citazione da [http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/280000/276268.xml?key=Darwin+Pastorin&first=101&orderby=1&f=fir ''Juve-Toro, il derby smarrito''], ''l'Unità'', 25 ottobre 2008, p. 54</ref>
 
==Note==