Renato Vallanzasca: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Dalmine monumento casello.jpg|thumb|Monumento alla memoria dei poliziotti Luigi D'Andrea e Renato Barborini uccisi dalla banda Vallanzasca al casello autostradale di Dalmine (BG)]]
'''Renato Vallanzasca Costantini''' (1950 – vivente), criminale italiano.
 
*Mi sono innamorato del computer, sono diventato bravino e tra l'altro è quello che penso possa essere il mio futuro, perché nonostante tutto ci credo ancora di avere un futuro.<ref name=Novecento>Dal programma televisivo ''Novecento'', Rai 3, 13 novembre 2000.</ref>
 
*Ci sono vittime per le quali uno può sentire - almeno io, parlo di me - una colpa pesante, ci sono altre... che fanno... fanno parte, anche se il termine "gioco" è un tantino fuori luogo, però... fanno parte di un... Il poliziotto che mi spara non poteva pretendere che gli mandassi i mazzi di fiori. Il momento stesso in che il poliziotto prende l'indennizzo-rischio vuol dire che sa di poter rischiare di avere uno conflitto a fuoco con Vallanzasca: a me mi sono morti quattro soci sotto gli occhi - quattro amici - c'ho 13-14 colpi addosso di arma da fuoco, quindi non ho mai fatto quello che... Non son mai stato - non per parlar male del [[Brigate Rosse|brigatista]] - ma non sono stato quello che è andato a giustiziare quello che usciva con la moglie e il bambino andando al cinema. Io non ho mai sparato per primo, non ho mai sparato nella schiena alla gente: io con il mio codice deontologico sono a posto.<ref name=Novecento>Dal programma televisivo ''Novecento'', Rai 3, 13 novembre 2000.</ref>
 
*Io voglio sempre avere l'opportunità di farmi la barba la mattina, potendomi guardare allo specchio senza dovermi sputare in faccia.<ref name=Novecento>Dal programma televisivo ''Novecento'', Rai 3, 13 novembre 2000.</ref>
 
*Sono nato per fare il delinquente, il resto sono balle. Non sono una vittima della società. Non mi reputo tale. Sono un ragazzo che poteva avere la possibilità di studiare. Anche se non ero di una famiglia benestante, non ci mancavano i mezzi, eravamo in una condizione agiata. Ma fin da piccolo mi piaceva rubare i soldatini.<ref>[[Massimo Fini]], ''Vallanzasca: "Un bandito non travestito"'', ''Il Fatto Quotidiano'', 9 settembre 2010.</ref>
 
*Sai che ti dico? Che ne ho le balle piene e non vedo l'ora di liberarmi del mio mito. Il bel René... La banda della Comasina... Ma andassero un po' tutti a cagare.<ref name=Vallanzasca>Citato in ''Vallanzasca: "Addio bel René, la vecchia mala ormai non c'è più"'', ''la Repubblica'', 14 ottobre 2009.</ref>
 
*È proprio perché ho chiuso dodici anni fa, decidendo di raccontare la mia vita con un libro, che posso dire di aver seppellito quel Renato Vallanzasca. E ora che sono vecchio come il dattero, posso finalmente chiedermi se sono io a essere cambiato o questo mondo che mi circonda. Probabilmente l'uno e l'altro. Forse, soprattutto questo mondo.<ref name=Vallanzasca>''Vallanzasca: "Addio bel René, la vecchia mala ormai non c'è più"'', ''la Repubblica'', 14 ottobre 2009</ref>