The Art of the Infinite: differenze tra le versioni

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'''The Art of the Infinite''', libro (2003) di Robert ed Ellen Kaplan, Oxford University Press, ISBN 0195176065.
 
* La [[matematica]] promette certezza - ma si direbbe al prezzo della passione. (pag.1)
 
* Certamente zero e i numeri negativi hanno tutti i segni dell'artificio umano: destrezza, ambiguità, understatement. (pag. 13)
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* Gli scienziati dopo morti tendono a diventare nomi di parti della luna o dei pianeti; i matematici invece server di posta elettronica. (pag. 45)
 
* Le lingue si confusero mentre la torre di Babele cresceva - forse perché la base nella varietà del linguaggio comune era troppo ampia. La torre della matematica è invertita, ampliandosi verso l'alto e l'esterno a partire da pochi assiomi. Essi unificano una diversità sempre più grande. (pag. 56)
 
* La matematica è l'unico grattacielo del pensiero che si solleva sopra la mera opinione per esprimere certezza. (pag. 85)
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* Non solo la matematica è più strana di quanto immaginiamo; ma è anche più strana di quanto ''possiamo'' immaginare. (pag. 221)
 
* (Cantor:) Docile a casa e dominante tra i colleghi, gioioso nella matematica e dannatamente serio nelle liti tra matematici, è stato quanto di più vicino a una reincarnazione di Alcibiade la Germania del diciannovesimo secolo potesse produrre: non solo nella sua entusiastica energia e nell'osare estremo, ma anche nel modo feroce di combattere quando veniva messo in un angolo - Alcibiade dai frigi, [[Georg Cantor|Cantor]] dalle idee. (pag. 229)
 
* Se lo spazio è stato creato per nutrire l'immaginazione dei geometri, il contare è stato creato per nutrire quella di Cantor. (pag. 241)
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* La lunga frontiera della matematica si estende come l'impero Romano, attraverso un ignoto senza forma. La Foresta Teutonica potrebbe essere giusto dietro l'orizzonte. (pag. 302)
 
* Una frase come "Vediamo subito che..." è fin troppo ben nota tra i matematici, come le sue compagne in infamia "È ovvio che..." ed "Ora, chiaramente, ..."; vogliono dire che il lettore si deve aspettare ore o giorni di fatica da spaccarsi la testa per illuminare l'oscurità - e scoprire magari alla fine che chi le ha scritte non si ricorda nemmeno più perché fosse ovvio. (pag. 314)
 
[[Categoria:Saggistica|Art of the infinite]]