Tucidide: differenze tra le versioni

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*Amiamo il bello, ma con semplicità, e ci dedichiamo al sapere senza debolezza. Adoperiamo la ricchezza più per la possibilità d' agire che essa offre che per sciocco vanto di discorsi, e la povertà non è vergonosa ad ammettersi per nessuno, mentre lo è assai di più il non darsi da fare per liberarsene.
*Il male non è soltanto di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce.
*{{NDR|Sulla conquista della Sicilia}} Correva ancora l'inverno, quando si risvegliava in Atene l'impulso d'imbarcarsi con armamenti più massicci di quelli disposti per Lachete ed Eurimedonte, con cui puntare sulla Sicilia e conquistarla, se possibile. Per la folla d'Atene era mistero la grandezza di quest'isola e il numero preciso delle sue genti, Greci o barbari: e s'ignorava d'addossarsi uno sforzo bellico non troppo più lieve di quello spiegato contro il Peloponneso. Ad una nave mercantile occorrono otto giorni, o poco meno, per effettuare il giro completo dell'isola, la quale, benché di perimetro così ampio, è divisa dal continente da un braccio di mare che non si estende per più di venti stadi. (Libro VI-I)
*{{NDR|Sui popoli della Sicilia}} Già in tempi lontani fu sede di popoli, ed ecco il complessivo registro delle genti che ospitò. L'insediamento umano più antico che la tradizione ricordi fu quello dei Ciclopi e dei Lestrigoni, che occuparono una fascia limitata del paese. Ma sul loro ceppo non posso pronunciarmi, né sulla loro terra d'origine o su quale zona del mondo abbiano poi scelto per emigrarvi. Si stia contenti delle memorie poetiche e dell'opinione che ciascuno, chi da una fonte, chi da un'altra, ha concepito su quelle genti. Subito dopo quelli devono essersi stabiliti sull'isola i Sicani. Costoro anzi, a quanto affermano, avrebbero preceduto i Ciclopi e i Lestrigoni in quanto originari della Sicilia. Ma la verità storica fa giustizia di queste fantasie: erano Iberi, e in Iberia avevano dimora, lungo il corso del Sicano, donde i Liguri li costrinsero ad allontanarsi. Per opera loro l'isola finì col mutare il primitivo nome di Trinacria in quello di Sicania. Nel nostro tempo i Sicani sono ancora stanziati nella zona occidentale della Sicilia. Quando Ilio crollò, un drappello di Troiani fuggitivi, sgusciati dalla rete della flotta Achea, approdarono alle spiagge della Sicilia e fissarono il proprio domicilio a fianco dei Sicani. Le due genti furono designate con il nome comune di Elimi, e i loro centri urbani furono noti come Erice e Segesta. S'aggiunse più tardi e prese sede in quei luoghi anche un nucleo di Focesi che rientrando da Troia fu travolto in quell'epoca da una tempesta e, dopo aver toccato le coste della Libia, di là concluse finalmente la sua corsa in terra di Sicilia. (Libro VI-II)
*{{NDR|Sui popoli della Sicilia}} I Siculi, dall'Italia (poiché in quel paese vivevano) compirono la traversata verso la Sicilia, per sottrarsi agli Opici. È probabile (e in questo caso la tradizione ci soccorre) che si tenessero pronti a passare con alcune zattere, quando si levasse da terra la brezza, propizia al tragitto: ma non si esclude che si siano giovati anche di altri espedienti per sbarcare. Nei tempi moderni esiste ancora in Italia una piccola società di Siculi: il nome di questa regione, anzi, si deve proprio ricollegare a Italo, uno dei re Siculi, che così si chiamava. Costoro passarono in Sicilia con un'armata poderosa e piegando al primo urto i Sicani li confinarono a viva forza nella parte a mezzogiorno e ad occidente dell'isola, imponendo al paese un nome nuovo: da Sicania, Sicilia. Effettuato il passaggio, si scelsero i territori migliori e li mantennero per circa i trecento anni che precedettero l'avvento dei Greci in Sicilia: attualmente occupano ancora le fasce centrali e a settentrione dell'isola. (Libro VI-II)