Javier Marías: differenze tra le versioni

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'''Javier Marías Franco''' (1951 - vivente), scrittore spagnolo.
 
*Nelle cose minori bisogna saper essere ingiusti. (da 'Il tuo volto domani, 1.Febbre e lancia' - Enaudi ET Scrittori 1347, Traduzione di Glauco Felici)
 
*Niente mi annoierebbe e mi dissuaderebbe quanto il sapere in anticipo, quando comincio un romanzo, ciò che questo sarà: quali personaggi lo popoleranno, quando e come appariranno o scompariranno, che cosa ne sarà delle loro vite o del frammento delle loro vite che racconterò. Tutto questo accade mentre il romanzo viene scritto, appartiene al regno dell'invenzione nel senso etimologico di scoperta, ritrovamento; e vi sono anche momenti in cui ci si ferma e si vedono aprirsi due possibilità di prosecuzione, totalmente opposte. Quando il libro è concluso [...], sembra impossibile che avrebbe potuto essere diverso da come è. (da ''L'uomo sentimentale'' - Einaudi, 2000, traduzione a cura di G. Felici)
 
*Sono troppi quelli che nascono ed è come se non fosse avvenuto e come se non fossero mai esistiti; sono così pochi quelli di cui si conserva memoria e ci sono tanti che muoiono presto come se il mondo non avesse la pazienza di assistere alla loro vite o avesse fretta di liberarsene. (da ''Nera schiena del tempo'')
 
==[[Incipit]] di ''Nera schiena del tempo''==
Credo di non aver confuso ancora mai la finzione con la realtà, anche se le ho mescolate in più di una circostanza come tutti quanti, non soltanto i romanzieri, non soltanto gli scrittori ma coloro che hanno raccontato qualcosa da quando è cominciato il nostro tempo conosciuto, e in questo tempo conosciuto nessuno ha fatto altro che raccontare e raccontare, o preparare e meditare il suo racconto, o ordirlo. Quindi, qualcuno racconta un aneddoto su quanto gli è successo e per il semplice fatto di raccontarlo lo sta già deformando o forzando, la lingua non può riprodurre i fatti e quindi non dovrebbe neppure tentare di farlo, ed ecco perciò che in alcuni processi, immagino - in quelli dei film, che sono quelli che conosco meglio -, si chiede a coloro che sono coinvolti una ricostruzione materiale o fisica dell'accaduto, si chiede di ripetere i gesti, i movimenti, i passi avvelenati che hanno percorso o come hanno pugnalato per diventare colpevoli, e di impugnare ancora una volta l'arma e di assestare il colpo a chi ha cessato di essere e non è più per causa loro, o in aria, perché non è sufficiente che lo dicano o lo raccontino con la massima precisione e con la massima imparzialità, bisogna vederlo e si richiede loro una imitazione, una rappresentazione o messa in scena, anche se adesso senza il pugnale in mano o senza il corpo in cui infiggerlo - sacco di farina, sacco di carne -, adesso a freddo e senza aggiungere un altro delitto né una nuova vittima, adesso soltanto come simulazione e ricordo, perché quello che non possono mai riprodurre è il tempo passato o perduto né resuscitare il morto che ormai è passato e si è perduto in quel tempo.
 
==Bibliografia==
*Javier Marías - ''Nera schiena del tempo'' (2000), Giulio Einaudi editore, traduzione a cura di di Glauco Felici.
 
==Voci correlate==