Modi di dire greci antichi: differenze tra le versioni

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Epìdosis (discussione | contributi)
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:''Nemesi di Adrasto''
::Detto di chi che compie cose ingiuste e non sfugge alla giustizia.<ref>Citato in Zenobio, I, 30. Zenobio descrive il mito di Adrasto; la punizione che Adrasto subì per le sue trame fu la morte del figlio Egialo nella seconda vittoriosa spedizione contro Tebe, anche se questo fatto non viene menzionato da Zenobio (p. 375).</ref>
*'''Ἄειδε τὰ Τέλληνος'''
:''Canta quelli di Tellene''
::Fa motteggi.<ref>Citato in Zenobio, I, 45. «Tellene infatti, auleta e autore di canti, lasciò motteggi davvero ben armoniosi e divertenti e battute estremamente spiritose», scrive Zenobio. I παίγνια erano versi leggeri e frizzati cantati solitamente nei simposi dell'età classica (p. 377).</ref>
*'''Ἀετὸν κάνθαρος μαιεύεται'''
:''Uno scarabeo fa da levatrice all'aquila''
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:''Parli ai granelli di sabbia''
::Parli senza essere ascoltato.<ref>Citato in Zenobio, I, 38.</ref>
*'''Αἰγιέες οὔτε τρίτοι οὔτε τέταρτοι'''
:''Gli abitanti di Egio né terzi né quarti''
::Detto per chi è di poco valore e non merita nulla.<ref>Citato in Zenobio, I, 48. «Infatti gli abitanti di Egio, che in Acaia avevano vinto gli Etoli, chiesero alla Pizia chi fossero i più forti dei Greci, e quella rispose: "Voi abitanti di Egio né terzi né quarti"», scrive Zenobio. Egio era identificata con la città achea di Egie da Mnasea nel ''Sugli oracoli'', mentre secondo altre fonti si trattava di Megara; l'oracolo, che elencava anche le virtù di altre città greche, risale certamente all'età arcaica, ma i fatti menzionati da Zenobio sembrano essere successivi (p. 377).</ref>
*'''Ἄιδειν πρὸς μυρρίνην'''
:''Cantare accompagnato dal mirto''
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:''Una veste rovente''
::Detto di chi suscita il fuoco, manda in rovina e inventa false accuse.<ref>Citato in Zenobio, I, 33. Zenobio descrive il mito di Deianira ed Eracle; la veste rovente indicata nel proverbio è quella regalata da Deianira ad Eracle, che morì per il veleno in essa contenuto (Deianira pensava che fosse un filtro d'amore).</ref>
*'''Αἰθίοπα σμήχων'''
:''Smacchiare un Etiope''
::Tentare un'impresa impossibile.<ref>Citato in Zenobio, I, 46. Il proverbio può essere accostato alla favola ''L'etiope'' di Esopo (p. 377).</ref>
*'''Αἵματι κλαίειν'''
:''Piangere con il sangue''
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:''Sorpresi a sorprendere''
::Detto di coloro che hanno creduto di essere superiori a coloro dai quali vengono sorpresi.<ref>Citato in Zenobio, I, 35.</ref>
*'''Αἰσώπειον αἷμα'''
:''Il sangue di Esopo''
::Un onta difficile da cancellare.<ref>Citato in Zenobio, I, 47. «Poiché la divinità si adirò con quei Delfi che ingiustamente avevano ucciso Esopo; e per questo si dice che la Pizia prescrisse loro di espiare il misfatto nei suoi confronti. Esopo infatti fu così caro agli dèi, da ritornare in vita - si narra - come Tindaro, Eracle e Glauco», scrive Zenobio. La leggenda secondo cui Esopo sarebbe stato ucciso dai Delfi, che l'avrebbero accusato di sacrilegio e gettato da una rupe, nacque in epoca post-classica e fu ripresa da diversi autori (p. 377).</ref>
*'''Ἀκαρπότερος εἶ Ἀδώνιδος κήπων'''
:''Sei più sterile dei giardini di Adone''
::Non sei in grado di generare nulla di nobile.<ref>Citato in Zenobio, I, 49. «Questi "giardini di Adone", seminati in vasi di coccio, sono fatti crescere solo fino a che l'erba è verde; ma poi sono colti e gettati nel fiume, a imitazione della morte del dio», scrive Zenobio. Questa usanza era diffusa ad Atene: le donne piantavano delle piante di breve durata nei vasi, a simboleggiare la breve vita del dio, , e quando appassivano le gettavano in mare (pp. 377-378).</ref>
*'''Ἅλα καὶ κύμινον'''
:''Sale e cumino''