Sifilide: differenze tra le versioni

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Il duello silenzioso
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*''— Chi primo il sangue sparso | Al Re porgeva, ed are al monte in cima, | Sifilo n'ave turpe scabbia in dosso. | Primo convulse membra, e notti insonni | Ei s'ebbe, e il morbo da lui primo il nome, | Cui sifilide dir piacque ai coloni. | E già la peste rea le città tutte | Coglie e il Re stesso: indi a cercar d'America | Vanno la Ninfa nel Cartesio bosco''. ([[Girolamo Fracastoro]])
*Colui che conosce la sifilide, conosce la [[medicina]]. ([[William Osler]])
*– È strano. È sparita un'altra scatola di Salvarsan. Ne sai qualcosa?<br />– Salvarsan?<br />– È un farmaco per la sifilide.<br />– Quindi?! Cosa ti fa pensare che io ne sappia qualcosa? Mi stai accusando di qualcosa? Non sono caduta così in basso. Se faccio cose che possono farmi contrarre la sifilide, perché sarei così povera? (''[[Il duello silenzioso]]'')
*Era una cosa indispensabile, nel migliore dei mondi, un ingrediente necessario: perché se Colombo non avesse preso in un'isola dell'America questa malattia che avvelena la sorgente della generazione, che spesso anzi impedisce la generazione stessa, e che, evidentemente, si oppone al grande fine della natura, non avremmo né cioccolata né cocciniglia; bisogna poi osservare che nel nostro continente, fino a oggi, questa malattia è tipicamente nostra, come la controversia. Turchi, Indiani, Persiani, Cinesi, Siamesi, Giapponesi, non la conoscono ancora: ma c'è ragion sufficiente che debbano conoscerla a loro volta fra qualche secolo. Nel frattempo ha fatto meravigliosi progressi fra noi, e soprattutto in quei grandi eserciti composti di onesti mercenari beneducati che decidono del destino degli Stati; si può affermare che, quando trentamila uomini combattono in battaglia campale contro eserciti di egual numero, ci siano circa ventimila impestati per parte. ([[Voltaire]])
*Il male cosiddetto francese non accorcia la vita quando si è capaci di guarirne; lascia solo delle cicatrici. Ma di queste ci si consola facilmente pensando che ce le si è procurate col piacere, come i soldati si compiacciono dei segni delle ferite. ([[Giacomo Casanova]])