Giovanni Boine: differenze tra le versioni

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sono tutti incipit, o sbaglio?
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*La religione positiva è una [[tradizione]], è una dottrina tradizionale ordinata ed organica, è una solenne e compatta istituzione umana: bisogna dissociarla dalla religiosità da cui pare sgorgare e che le è avversa.<ref name="esperienza" />
 
==[[Incipit]] dedi ''Ilalcune peccato''opere==
===''A Dino Campana''===
L'avventura cominciò qualche anno dopo che egli se n'era, finiti gli studi, tornato a casa. Fece molto rumore in paese. La gente aveva avuto fino allora di lui un certo diffidente rispetto come per uno che è d'altra razza che noi: che opina e fa diversamente da noi, che non si cura di noi, ma di cui qualcosa precisamente di male nessuno può dire. Vivendo senza fissa occupazione nell'agio noncurante e discreto di una famiglia di patrizi antichi, i saggi mercanti, i vari ragionieri guadagnadenaro della città dicevano di lui che perdeva il suo tempo. «E che fa? Perde il suo tempo». Le vecchie signore beghine, i fabbriceri ed il parroco sebben si togliesse sempre con rispetto il cappello quando passava il Santissimo (ma c'erano invece in paese gli spiriti forti che lo calcavano fieri e feroci fino agli orecchi); e venisse spesso in chiesa alla messa e ci stesse come si deve serio senza fare alle occhiate e ai segnali colle ragazze in parata (ci van perciò appunto i giovani la domenica in chiesa), sospettavan di lui.
 
==[[Incipit]] de ''La città''==
Or dunque un giorno in mezzo alla via (una domenica in mezzo alla gente vestita a nuovo, oziosa, indolente a passeggio) sentì improvviso per tutto il corpo stanco un impeto duro e come un urlo dentro: «si sfascia, si sfascia ogni cosa; non dura più!». Fermo. Ritto. Torvo. Non gridò. Chi gli passò accanto sorrise: lo si sapeva un po’ strambo. Non gridò: essendosi ripreso, continuò giù nella folla, come uno qualunque nella folla, nascondendosi, nascondendo, coprendo spaurito il sussulto violento del suo pensiero nel domenicale vario ondeggiar della folla indolente.
 
==''A Dino Campana''==
Caro [[Dino Campana|Campana]],<br />L'[[India]] era un'ossessione tre mesi fa. Mi disse [[Angiolo Silvio Novaro|Novaro]] che lei non fu contento della mia risposta. Diamine! era una stretta di mano a mio modo. Ma insomma, Campana non si sa dove sfociare, non si sa per che paese partire! Su questo mondo ci ho sputato da un pezzo. Non c'è una qualche America nuova da scoprire? qualche delitto di liberazione? Se pensa una impresa me la comunichi.
 
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{{NDR|lettera da Porto Maurizio, 4 marzo 1915; citato in Giovanni Boine, ''Amici della "Voce"'', 1904-1917}}
 
===''Il peccato''===
L'avventura cominciò qualche anno dopo che egli se n'era, finiti gli studi, tornato a casa. Fece molto rumore in paese. La gente aveva avuto fino allora di lui un certo diffidente rispetto come per uno che è d'altra razza che noi: che opina e fa diversamente da noi, che non si cura di noi, ma di cui qualcosa precisamente di male nessuno può dire. Vivendo senza fissa occupazione nell'agio noncurante e discreto di una famiglia di patrizi antichi, i saggi mercanti, i vari ragionieri guadagnadenaro della città dicevano di lui che perdeva il suo tempo. «E che fa? Perde il suo tempo». Le vecchie signore beghine, i fabbriceri ed il parroco sebben si togliesse sempre con rispetto il cappello quando passava il Santissimo (ma c'erano invece in paese gli spiriti forti che lo calcavano fieri e feroci fino agli orecchi); e venisse spesso in chiesa alla messa e ci stesse come si deve serio senza fare alle occhiate e ai segnali colle ragazze in parata (ci van perciò appunto i giovani la domenica in chiesa), sospettavan di lui.
 
==[[Incipit]] de =''La città''===
Or dunque un giorno in mezzo alla via (una domenica in mezzo alla gente vestita a nuovo, oziosa, indolente a passeggio) sentì improvviso per tutto il corpo stanco un impeto duro e come un urlo dentro: «si sfascia, si sfascia ogni cosa; non dura più!». Fermo. Ritto. Torvo. Non gridò. Chi gli passò accanto sorrise: lo si sapeva un po’ strambo. Non gridò: essendosi ripreso, continuò giù nella folla, come uno qualunque nella folla, nascondendosi, nascondendo, coprendo spaurito il sussulto violento del suo pensiero nel domenicale vario ondeggiar della folla indolente.
 
==Citazioni su Giovanni Boine==
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