Walter Barberis: differenze tra le versioni
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==''Il bisogno di patria''==
*D'altra parte, ogni epoca interroga il [[passato]] con la richiesta di una risposta utile al presente, o in ogni caso consonante con lo spirito del tempo. (premessa; p. 4)
*La mancanza di una sensibilità comunitaria degli italiani – di una idea di [[patria]] se si preferisce – non si è rivelata né consolidata nei cinquant'anni appena trascorsi; chiama in causa almeno cinque, se non quindici secoli. (premessa; p. 9)
*La data è una debolezza dello [[storico]]. (I, I; p. 13)
*L'[[unità]], nella storia italiana, quasi mai andò oltre la dimensione del nucleo famigliare. E la differenza dei ruoli, pur nella condivisa appartenenza a una comunità, rimase un concetto pressoché sconosciuto. (I, I; p. 23)
*Venezia fu la capitale di uno Stato, dove tutti, le primarie famiglie patrizie, i grandi e piccoli mercanti, gli artigiani e i marinai furono assoggettati a una rigida
*[...] l'Italia ha vinto, con Venezia prima e con il Piemonte poi, quando ha alleato tutte le
*La [[memoria]] infatti, secondo un grande testimone del Novecento, [[Primo Levi]], è «meravigliosa ma fallace»: ovvero è semplicemente individuale, inesorabilmente particolare, soggettiva, intima, e non può essere scambiata con quella di altri. Essa è un angolo visuale ed emotivo irriducibilmente personale, soggetta proprio per ciò a fenomeni di logoramento fisiologico, di rimozione, di alterazione: fino alla creazione di quelle verità di comodo che altro non sono che la soglia di tollerabilità di un ricordo doloroso, di una memoria di avvenimenti traumatici bisognosi di una edulcorazione, di una riscrittura intima. Ma non solo: la memoria è la risorsa primaria di una testimonianza, ma è anche la fonte eccellente del falso in buona fede, ancorché del falso in mala fede, della manipolazione intenzionale del ricordo. La memoria è di parte, come parziale è lo sguardo su cui si fonda. E la parzialità, lo scontro fra sguardi diversi, la contesa fra memorie differenti, di memorie che tendono a farsi storia, è esattamente ciò che una società deve evitare. (II, I; pp. 53-54)
*Ma è storia recente, tutta a ridosso della nostra, quella che ha inventato l'''ethnos'' a svantaggio del ''demos''. Le premesse erano tutt'altre. E l'Italia, per la sua posizione, non fu altro che quello, fino alle estreme conseguenze, anche negative: un ponte fra civiltà, la piazza degli incontri piú significativi. Questo l'ha fatta diversa, la molteplicità degli uomini e delle culture: questo è il suo tratto di identità, la sua esperienza, il contributo storico all'Europa che fu, il fondo di conoscenza possibile per l'Europa che viene. Questa è la patria degli italiani. (III, III; p. 135)
==Bibliografia==
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