Dante Graziosi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
una prima sistemata; -citazione falsa
Nessun oggetto della modifica
Riga 2:
 
*La gente di [[campagna]] a quei tempi non andava in ferie, neanche un'ora, anzi nel pieno dell'agosto i contadini restavano padroni del campo, mentre i cittadini se ne andavano in vacanza; la domenica assolata li vedeva a crocchi nella grande piazza o sotto i portici o nei caffé, con i loro vestiti di fustagno, a parlare senza fretta; per loro infatti il tempo non lo segna l'orologio, ma il percorso del sole nell'arco del cielo. (da ''Una Topolino amaranto'', Rusconi, Milano, 1980)
*Il babbo frequentava volentieri il MolinoMulino della Baraggia: vi andava quando voleva fare una passeggiata in [[bicicletta]], magari con un sacchetto di granoturco sul manubrio per riportarne farina da polenta. [...] Il [[mugnaio]], là dentro, quando tutte le macine giravano, sembrava un patriarca felice nel centro del suo mondo; per cavargli di bocca qualcosa, il babbo doveva toccare due soli argomenti, la guerra sul Carso o la pesca delle trote nello slargo della gora. Il Molino oggi non macina più, anche se l’acqua della Biraghetta sbatte sempre sulla ruota di ferro. È diventato il rifugio di fine settimana, con tanti cani, con piccioni a dozzine e alcuni pavoni, che danno colore all’ambiente. Zucchero, un pony bianco e nero, mangia il trifoglio all’uscio di casa e poi corre all’impazzata scalciando, seguito da Kira, pastore tedesco, che vuole addentarlo alla coda. C’è un laghetto, pieno di carpe con i cigni, i germani reali, le oche canadesi e quelle del Nilo su un’isoletta al centro. (da ''Storie di brava gente'', ora in ''Le storie della risaia'', Interlinea, NovaraRusconi, 20121982)
*[...] La riposante confidenza della chiesetta di Gionzana, cui vengono ancora le puerpere a pregare la Madonna del Lattelatte; tutt’intornotutt'intorno l’acqual'acqua della risaia è trattenuta appena da una siepe di bosso. Ha un fascino che non muore questa nostra arte campagnola. (da ''AntichiLa borghiterra sulldegli aironi'acqua'', Famiglia Nuaresa, Novara, 1981)
*A marzo e aprile è tutto un grande lago da noi, e gli aironi cinerini dal lunghissimo collo, in compagnia di altri cugini primi, più piccoli, ma più belli, gli aironi bianchi o garzette e dei tarabusi un po’po' goffi, fanno casa nelle garzaie; a Casalino e Cameriano le costruiscono sui pini e i platani nel castello del Conte, a San Bernardino di Briona nel fitto bosco di conifere, di robinie e di pioppi ai margini del Sesia e della riserva di Sant’UbertoSant'Uberto: sono ormai centinaia! (da ''La terra degli aironi'', Mursia, Milano, 1972)
*La visione della Bassa Novarese, quasi improvvisa e totale, la si ha nell’inverno, naturalmente in quelle non frequenti giornate limpidissime, quando spira quel leggero vento delle Alpi che gli Svizzeri chiamano favonio. Allora c’è la chiara sensazione del [[Piemonte]], del Paese ai piedi del monte; la cerchia alpina d’un azzurro intenso lascia vedere tutte le sue punte, dal Monviso al Cervino, al Monte Bianco, al Rosa, fino alle creste dei Corni di Nibbio sovrastanti il lago Maggiore, che così lontani formano quella strana figura della “testa di Napoleone”. (da ''Storie di brava gente'', ora in ''Le storie della risaia'', Interlinea, Novara, 2012)
*Nel silenzio la pianura parla con la sua voce che viene da lontano. (da ''La terra degli aironi'')