Isabella Vincentini: differenze tra le versioni

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*''Inverno d'arsura e di vento | vedi, salpano anime gemelle | a largo battaglie di navi | – no, non era il nostro farci coraggio – | risveglierà la terra il muschio di gennaio | la tua sete che è acqua | giunge come gelo nelle ossa | (la sorte del soldato è ai dadi) | spezzate il pane fu abitudine d'un gesto | il ponte che univa si scioglie nel fossato | pietre scavate da mani nodose | vedi, pari, oggi siamo pari.'' (Ottativo, p. 52)
*''Quello | che non mi hai detto | è che la guarigione è solo | olocausto al dolore | lasciami l'ultima malattia | dolce compagnia di sventura | lasciami l'insania che mitiga | lo spasmo di chi non volle aiuto | e ora cerca salvezza | non più a qualunque prezzo | ma | finché non arrivi qualcosa | a tenermi viva.'' (Quale prezzo, p. 62)
 
==''Varianti da un naufragio. Il viaggio marino dai simbolisti ai post-ermetici''==
*La matrice che ha generato il naufragio, attraverso giri viziosi ed infinite varianti, approda all'archetipo dell'acqua: al mare e all'infinito; alla fecondità e all'abbondanza; alla vita che rinnova e distrugge, placa la sete e il desiderio, minaccia, vince e dona; inghiotte e salva. (p. 34)
*Sia come locuzione che in senso figurato, il naufragio apre il campo alla rottura e alla perdita, all'insuccesso e alla dispersione, alla distruzione e al fallimento. Fare un naufragio equivale ad affondare, a trovarsi vittima di un disastro avvenuto per aver urtato contro ghiacci e scogli o a causa di una secca nascosta, di una collisione, di una tempesta o di qualsiasi altro fattore estraneo alla volontà dell'uomo. (p. 36)
*La poesia moderna ha mutato il timore del naufragio, la ricerca di una via di scampo, il ravvedersi che genera il ritorno, in una necessità positiva. Dolce diviene il naufragare perché il poeta sa che quando tutto è perduto si avrà un mutamento di destino: la sua trasformazione da nave in mare, da marinaio a poeta oppure da sofferenza ad assopimento, da ricerca inappagata ad oblio, da presente ad Infinito. Così la perdita della vecchia condizione diventa acquisto di un nuovo stato; il poeta aspetta e ricerca il nuovo ed in ogni caso lo preferisce a tutto ciò a cui egli ha già rinunciato. (p. 41)
*Il viaggio è l'invariante da cui si diramano e dove confluiscono tutte le varianti e il naufragio ne "l'acqua metis", è il luogo dove sprofonda lo scriba, l'alfa e l'omega di una "corrente immaginosa". (p. 152)
 
==''Lettere a un guaritore non ferito''==
 
*Il Guaritore: "è lei che è in anticipo, oppure si è ingannato sul luogo e l'ora dell'appuntamento. È inutile attendere in un posto dove l'altro non può arrivare". Il Sognatore: "e allora perché continua a confermarmi l'incontro? Perché esige che io resti fermo ad aspettare?" Il Guaritore: "Perché non sa, non sa, se potrà mai arrivare". (p. 13)
* Il Guaritore: "Non sono gli altri a infliggerle il suo male. Si è creato da solo la sua sofferenza. Non spetta agli altri appagare le sue aspettative, esaudire i suoi desideri. Non è colpa degli altri se non assomigliano all'idea irreale che ha costruita. Non si ottiene sempre ciò che si vuole o intensamente si desidera. Alterare la realtà e combattere per modificarla è un'insensatezza lesivamente grandiosa e ribelle, è una farneticazione senza profitto, una temerarietà destinata a essere frustrata. La dipendenza emotiva ci mette alla mercè di forze esterne che non possiamo controllare. Appoggi i desideri sulle sue gambe e li faccia camminare da soli". (p. 18)
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*L'angelo ha il Suo volo raso terra e serenamente, con agio, si posa. I miei piedi affondano in sabbie mobili e il mio disperato frullare viene risucchiato dal demone della palude. Mi salvo solo se fingo d'essere un airone, ... ma per un poco, ...solo per un poco. (p. 43)
*Nella vita niente è pronto ad andarsene, neppure i sogni, e quando se ne va, la fine diventa simile alla morte. No, non è vero ciò che dicono i maestri Zen. Non è vero che viene gettato via perché non esiste più il rimpianto. Ciò che viene gettato via è perso per sempre. Ma resta vero che non si può più fermare la freccia quando è partita e non si ha neanche il tempo di spostare il bersaglio. Questo non lo sanno solo i maestri Zen, ma anche i nostri antichi demoni o maestri occulti. (p. 84)
 
==''Varianti da un naufragio. Il viaggio marino dai simbolisti ai post-ermetici''==
*La matrice che ha generato il naufragio, attraverso giri viziosi ed infinite varianti, approda all'archetipo dell'acqua: al mare e all'infinito; alla fecondità e all'abbondanza; alla vita che rinnova e distrugge, placa la sete e il desiderio, minaccia, vince e dona; inghiotte e salva. (p. 34)
*Sia come locuzione che in senso figurato, il naufragio apre il campo alla rottura e alla perdita, all'insuccesso e alla dispersione, alla distruzione e al fallimento. Fare un naufragio equivale ad affondare, a trovarsi vittima di un disastro avvenuto per aver urtato contro ghiacci e scogli o a causa di una secca nascosta, di una collisione, di una tempesta o di qualsiasi altro fattore estraneo alla volontà dell'uomo. (p. 36)
*La poesia moderna ha mutato il timore del naufragio, la ricerca di una via di scampo, il ravvedersi che genera il ritorno, in una necessità positiva. Dolce diviene il naufragare perché il poeta sa che quando tutto è perduto si avrà un mutamento di destino: la sua trasformazione da nave in mare, da marinaio a poeta oppure da sofferenza ad assopimento, da ricerca inappagata ad oblio, da presente ad Infinito. Così la perdita della vecchia condizione diventa acquisto di un nuovo stato; il poeta aspetta e ricerca il nuovo ed in ogni caso lo preferisce a tutto ciò a cui egli ha già rinunciato. (p. 41)
*Il viaggio è l'invariante da cui si diramano e dove confluiscono tutte le varianti e il naufragio ne "l'acqua metis", è il luogo dove sprofonda lo scriba, l'alfa e l'omega di una "corrente immaginosa". (p. 152)
 
==Bibliografia==