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===''Per Eussenippo''===
====[[Incipit]]====
Per parte mia, signori giudici, come appunto dicevo poco fa a quelli seduti accanto a me, mi stupisco se non siete ormai stomacati di queste così fatte [[Eisangelia|eisangelie]]. In passato venivano denunziati davanti a voi con questa procedura Timomaco, Leostene, Callistrato, Filone di Anea, Teotimo che perdette Sesto e altri personaggi del genere: erano accusati, i primi due, di avere consegnato al nemico una flotta, i due ultimi città dell'impero ateniese, l'altro infine di non fare, nella sua qualità di oratore, le proposte più conformi agl'interessi del popolo. Di questi, cinque quanti erano, nessuno affrontò il processo, ma volontariamente se ne andarono in esilio da Atene. Né diversamente fecero molti altri denunziati con eisangelia, ed era raro vedere che uno processato mediante eisangelia comparisse in tribunale; così gravi e manifeste erano le colpe che allora provocavano le eisangelie. Ma quel che ora accade nella nostra città tocca il colmo del ridicolo. Diognide e il meteco Antidoro si vedono intentare un'eisangelia con il pretesto che danno a nolo le flautiste a un prezzo superiore a quello prescritto dalla legge, Agasicle del Pireo perché si è fatto iscrivere nel demo di Alimunte, Eussenippo per ciò che dice di aver visto in sogno. Non c'è dubbio che nessuna di queste accuse ha il menomo rapporto con la legge eisangeltica.
 
{{NDR|1-3; traduzione in ''Oratori attici minori'', pp. 172-173}}
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*Ché altro è il tempo adatto per discutere e persuadere; ma quando il nemico armato è in vista, bisogna resistergli con le armi e non con le parole. (''Contro Aristogitone'', frammento conservato da Publio Rutilio Lupo in ''De figuris sententiarum et elocutionis'', II, 12; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 270)
*{{NDR|In risposta ad un'accusa per illegalità mossagli da un tale Aristogitone per aver fatto approvare dopo la [[battaglia di Cheronea]] un decreto che ridava i diritti politici a coloro che ne erano stati privati, richiamava gli esuli e liberava gli schiavi}} E le leggi che vietavano ciò non le leggevi? Non potevo, perché le armi dei Macedoni, standomi davanti, me ne nascondevano il testo. (''Contro Aristogitone'', frammento conservato da Publio Rutilio Lupo in ''De figuris sententiarum et elocutionis'', I, 19; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 269)
*Gli [[Oratoria|oratori]] sono simili ai serpenti; infatti i serpenti sono tutti odiosi, ma, anche tra essi, alcuni, le vipere, sono nocivi agli uomini, mentre altri, le parie, divorano perfino le vipere. (''Contro Demade'', frammento conservato da Arpocrazione in ''Lessico dei dieci oratori'', voce παρεῖαι ὄφεις; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 281)
*I [[Temerarietà|temerari]] fanno ogni cosa senza riflessione; ma i [[coraggio]]si riflettono sui pericoli al loro sopraggiungere e li affrontano intrepidamente. (''Citniaco'', frammento conservato dalla ''Suda'', voce θαρραλέον; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 291)
*{{NDR|Rivolgendosi ad [[Aristofonte]]}} Quando tenti di ingannare l'opinione degli altri, tu illudi soltanto te stesso. Infatti non convinci nessuno quando in luogo di astuto di dici saggio, in luogo d'impudente energico, in luogo di avaro parsimonioso amministratore del tuo patrimonio, in luogo di malevolo severo. Non c'è vizio di cui tu possa vantarti lodandolo come virtù. (''Contro Aristofonte'', frammento conservato da Rutilio Lupo in ''De figuris sententiarum et elocutionis'', I, 4; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 271)