Iperide: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Iperide==
*{{NDR|In risposta ad un'accusa per illegalità mossagli da un tale Aristogitone per aver fatto approvare dopo la [[battaglia di Cheronea]] un decreto che ridava i diritti politici a coloro che ne erano stati privati, richiamava gli esuli e liberava gli schiavi}} E le leggi che vietavano ciò non le leggevi? Non potevo, perché le armi dei Macedoni, standomi davanti, me ne nascondevano il testo. (''Contro Aristogitone'', frammento conservato da Publio Rutilio Lupo in ''De figuris sententiarum et elocutionis'', I, 19; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 269)
*{{NDR|Quando [[Demostene]], venuto a fargli visita quando era malato, si lamentò perché gli aveva trovato in mano un libello diretto contro di lui}} Finché sei mio amico, questo non ti farà alcun male, ma se mi diventerai nemico, t'impedirà di fare qualcosa a mio danno. (citato in Pseudo-Plutarco, ''Vita di Iperide'', 19; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 109)
*{{NDR|A Rodi, in risposta agli ambasciatori di [[Antipatro (generale)|Antipatro]], che ne vantavano la bontà}} Sappiamo che è buono, ma non abbiamo bisogno di un buon padrone. (citato in Pseudo-Plutarco, ''Vita di Iperide'', 25; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 109)
 
==''Orazioni''==
*{{NDR|In risposta ad un'accusa per illegalità mossagli da un tale Aristogitone per aver fatto approvare dopo la [[battaglia di Cheronea]] un decreto che ridava i diritti politici a coloro che ne erano stati privati, richiamava gli esuli e liberava gli schiavi}} E le leggi che vietavano ciò non le leggevi? Non potevo, perché le armi dei Macedoni, standomi davanti, me ne nascondevano il testo. (''Contro Aristogitone'', frammento conservato da Publio Rutilio Lupo in ''De figuris sententiarum et elocutionis'', I, 19; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 269)
*Penso che la cosa migliore sia vincere, o, nel caso dovesse accadere, cadere combattendo per una causa come quella per la quale abbiamo combattuto. (''Contro Dionda'', 6)
:Κράτιστον μέν γε πάντων, οἶμαι, ἐστὶν τὸ νικᾶν, εἰ δ'ἄρα συμβαίνοι, ἁποτυχεῖν τοὺς περὶ τοιούτων ἀγωνιζομένους οἴωνπερ ἡμεῖς.
 
*{{NDR|A Rodi, in risposta agli ambasciatori di [[Antipatro (generale)|Antipatro]], che ne vantavano la bontà}} Sappiamo che è buono, ma non abbiamo bisogno di un buon padrone. (citato in Pseudo-Plutarco, ''Vita di Iperide'', 25; traduzione in ''Oratori attici minori'', p. 109)
===''Per Eussenippo''===
====[[Incipit]]====
Per parte mia, signori giudici, come appunto dicevo poco fa a quelli seduti accanto a me, mi stupisco se non siete ormai stomacati di queste così fatte eisangelie. In passato venivano denunziati davanti a voi con questa procedura Timomaco, Leostene, Callistrato, Filone di Anea, Teotimo che perdette Sesto e altri personaggi del genere: erano accusati, i primi due, di avere consegnato al nemico una flotta, i due ultimi città dell'impero ateniese, l'altro infine di non fare, nella sua qualità di oratore, le proposte più conformi agl'interessi del popolo. Di questi, cinque quanti erano, nessuno affrontò il processo, ma volontariamente se ne andarono in esilio da Atene. Né diversamente fecero molti altri denunziati con eisangelia, ed era raro vedere che uno processato mediante eisangelia comparisse in tribunale; così gravi e manifeste erano le colpe che allora provocavano le eisangelie. Ma quel che ora accade nella nostra città tocca il colmo del ridicolo. Diognide e il meteco Antidoro si vedono intentare un'eisangelia con il pretesto che danno a nolo le flautiste a un prezzo superiore a quello prescritto dalla legge, Agasicle del Pireo perché si è fatto iscrivere nel demo di Alimunte, Eussenippo per ciò che dice di aver visto in sogno. Non c'è dubbio che nessuna di queste accuse ha il menomo rapporto con la legge eisangeltica.
 
{{NDR|traduzione in ''Oratori attici minori'', pp. 172-173}}
 
==Bibliografia==