Indro Montanelli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 157:
*Se si mettono a raffronto i due rivali come faccia, come presenza, come eloquio, come cordialità, insomma come simpatia umana, non c'è dubbio che Albertini ne ispira molto meno di Fumagalli, anzi diciamo la verità tutta intera: non ne ispira punta. Ed io, cittadino ed elettore milanese, proprio di questo sentivo il bisogno: di un sindaco antipatico, di faccia arcigna e poco invogliante alla pacca sulla spalla, al confidenziale «tu» e al pappecciccia coi sottoposti, e poco, anzi punto disponibile a quelle benevolenze, condiscendenze e indulgenze che rappresentano le supposte di glicerina di tutte le corruzioni. [...] Con Albertini ho parlato una sola volta. Ma mi è bastata per capire che, per rendersi antipatico, non ha bisogno di fare sforzi. Basta che si mostri com'è e come spero che rimanga: una specie di Molotov di Palazzo Marino, chiuso nei suoi caparbi ''niet'', diffidente, scostante e culdipietra. Che abbia una compagna fermamente decisa a non partecipare alla vita pubblica del compagno, anche questo ci va bene. Quella di Molotov, quando pretese esercitarvi qualche interferenza, Stalin la fece rinchiudere in un lager senza nemmeno informarne il marito che, seguitando a fare il suo ministro degli Esteri, non ebbe mai il coraggio di chiedergli dove l'aveva mandata e perché. Ma questa è un'altra storia che non ha nulla a che fare con Albertini, cui volevamo soltanto ricordare che il voto l'abbiamo dato a lui, non al Polo. E che gliel'abbiamo dato come segno e pegno di antipatia, nella speranza che a noi e a tutti la ricambi e che ne dia subito una prova levandosi di torno, anche a costo di qualche spintone, certi figuri che, al momento della proclamazione, si sono affrettati a gettargli sulle spalle il loro mantello di protettori e a sventolargli sulla testa le loro bandiere. Si ricordi, signor Sindaco, che noi abbiamo votato per lei, non per questi papponi. (da ''[http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/13/tradito_Ulivo_co_0_9705136733.shtml Sì, ho tradito l'Ulivo]''. 13 maggio 1997, p. 1)
 
*Un paio di cose però vorrei sapere, che invece non saprò mai. Primo: quali sono, con relativi titolari, i pubblici uffici che hanno rilasciato ai palazzinari (locali o d'importazione) licenza di costruzione su terreni che invece friabili appaiono anche a occhio nudo. Secondo: chi erano (avranno pure un nome, no?) coloro che, preposti al controllo per la salvaguardia del paesaggio e dell'urbanistica, hanno permesso la moltiplicazione di quei formicai umani che, oltre a sconciare quelle contrade, fra le più belle del mondo, ne hanno predisposto le abitazioni a loculi. Sindaci, assessori, presidenti di Province e di Regioni, intendenti e sovrintendenti, chi erano e dov'erano mentre si perpetravano simili oltraggi non solo alla decenza, ma anche alla prudenza? Non vorremmo, dopo averne deplorato il brutto vezzo, contribuire alle polemiche nel momento in cui bisogna invece accantonarle per fare compatto fronte per il salvataggio del salvabile. Ma basta con le «regole» che servono soltanto a rendere impenetrabili le responsabilità dei disastri quando i disastri si possono ricondurre a delle responsabilità umane (come non accade, per esempio, nei terremoti). Ma quando verrà l'ora della ricostruzione, ricordiamoci che l'urbanistica e il paesaggio italiani hanno bisogno non di altre, ma di meno «regole». E, più che di cemento, di dinamite. (da ''[http://archiviostorico.corriere.it/1998/maggio/09/licenze_facili_leggi_oscure_co_0_9805099009.shtml Le licenze facili e le leggi oscure]'', 9 maggio 1998, p. 1)
 
*Qualche dichiarazione meno infuocata contro la Giustizia di regime, come il [[Silvio Berlusconi|Cavaliere]] si ostina a definirla, avrebbe meglio aiutato la politica italiana a rimuovere il macigno che la paralizza, e che è lui, Berlusconi. (da ''[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/14/RESTO_SIA_SILENZIO_co_0_9807143775.shtml E il resto sia silenzio]'', 14 luglio 1998, p. 1)