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*Quando dunque avrò fatto grande l'[[immagine]] dell'immagine, cioè la mia [[anima]], e l'avrò magnificata con le opere, con il pensiero, con la parola, allora l'immagine di Dio diviene più grande, e lo stesso Signore, di cui l'anima è l'immagine, è magnificato nella nostra anima.<ref>Da ''Commento a Luca'', serm. 8, 2; citato in Mondin 1998.</ref>
*Se abbiamo capito qual è l'ebbrezza dei [[santo|santi]], e come è promessa a loro per la loro gioia, vediamo ora come il nostro Salvatore non beve più vino fino a che non berrà con i santi vino nuovo nel [[regno di Dio]].<br />[...] egli stesso è «avvocato per i nostri peccati presso il Padre», come dichiara [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]], suo intimo, dicendo che «se qualcuno ha peccato, abbiamo come avvocato presso il Padre Gesù Cristo [...]». Come dunque potrebbe bere il vino della letizia, colui che è avvocato per i miei peccati, quando io lo rattristo peccando? [...] Se difatti il suo Apostolo «piange su alcuni che hanno peccato e non hanno fatto penitenza dei loro delitti», che dire di Lui stesso, che è chiamato il figlio dell'Amore, che s'è annichilato a causa dell'amore che aveva per noi, che non ha cercato il suo vantaggio quando era uguale a Dio, ma ha cercato il nostro bene, e per questo s'è come vuotato di se stesso? Così adunque avendo cercato il nostro bene, ora non ci cercherebbe più, non penserebbe più ai nostri interessi, non soffrirebbe più dei nostri traviamenti? Non piangerebbe più sulla nostra perdita, egli che ha pianto su Gerusalemme [...]?<br />Colui che ha preso le nostre ferite e ha sofferto a causa nostra come il medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ora trascurerebbe la corruzione delle nostre piaghe? [...] Dunque, per noi tutti egli sta ora davanti a Dio intercedendo per noi [...]. Attende dunque che noi ci convertiamo, che imitiamo il suo esempio, che seguiamo le sue tracce, per godere allora con noi e «bere con noi il vino nel regno del Padre suo».<ref>Da ''Omelie sul Levitico'', 7, 2; citato in Jacques Liébaert, Michel Spanneut, Antonio Zani, ''Introduzione generale allo studio dei Padri della Chiesa'', Queriniana, Brescia, 1998, p. 107. ISBN 88-399-0101-9</ref>
*Se la volontà di Dio sarà fatta sulla terra come lo è nel [[cielo]], allora la terra non sarà più terra... allora saremo tutti saremo cielo.<ref>Citato in [[Ermes Ronchi]], ''Il canto del pane'', Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006, p. 72. ISBN 88-215-4709-4</ref>
*Tutte le cose sono state create da Dio e nulla c'è che da lui non abbia avuto l'essere; perciò vanno rifiutate e respinte le false affermazioni di taluni sulla materia coeterna a Dio o sulle anime ingenerate cui Dio avrebbe dato non tanto l'esistenza quanto l'ordine e la condizione di vita.<ref>Da ''De Princìpi'', I, 3, 3; citato in Mondin 1998.</ref>
*Tutto ciò che si dice di Dio secondo il corpo, dita, mano, braccia, occhi, bocca, piedi, non indica membra umane come le nostre, ma designa col nome delle membra corporee le sue facoltà.<ref>Da ''Homilies in numeri'', 32, 2; citato in Mondin 1998.</ref>