Mario Monicelli: differenze tra le versioni

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*Solo gli stronzi muoiono. (nella trasmissione radio ''Viva Radio 2'' del 4 dicembre 2006)
*Non avevo mai girato documentari e in un certo senso non ho girato nemmeno questo. C'erano con me un operatore, un fonico... e il vero autore dei documentari è sempre il montatore: in questo caso [[Valentina Romano]]. (citato ne ''l'Unità'', 31 agosto 2008)
*Quello che in Italia non c'è mai stato, è una bella botta, una bella rivoluzione, rivoluzione che non c'è mai stata in Italia... c'è stata in Inghilterra, c'è stata in Francia, c'è stata in Russia, c'è stata in Germania. Dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualche cosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, sono 300 anni che è schiavo di tutti. (dall'intervista a ''Raiperunanotte'', 25 marzo 2010)<ref name=raiperunanotte>{{YouTube|autore = Servizio Pubblico|id = YeR7whMvREI|titolo = La speranza è una trappola - Intervista a Mario Monicelli|data = 4 gennaio 2012|accesso = 13 giugno 2014}}</ref> (dall'intervista a ''Raiperunanotte'', 25 marzo 2010)
*La [[speranza]] è una trappola, è una cosa infame inventata da chi comanda.<ref name=raiperunanotte/> (dall'intervista a ''Raiperunanotte'', 25 marzo 2010)<ref name=raiperunanotte/>
*Gli italiani sono fatti così: vogliono che qualcuno pensi per loro. Se va bene va bene, se va male poi l'impiccano a testa sotto.<ref name=raiperunanotte/> (dall'intervista a ''Raiperunanotte'', 25 marzo 2010)<ref name=raiperunanotte/>
*Il Neorealismo nel suo filone impegnato conteneva una serietà che non era quella del popolo italiano. Era una cosa finta che nasceva dai reduci della rivista ''Cinema''. C'era [[Giuseppe De Santis|De Santis]] che si impegnava... C'erano i [[Luchino Visconti|luchinisti]] che si impegnavano molto, facendo anche delle cose egregie. Ma l'Italia non era così. Né erano così i contadini e gli operai che loro mettevano in scena. Non ci si riconosceva nessuno, se non una piccolissima cerchia di malati del cinema. (citato in ''Duellanti'', n. 67, gennaio-febbraio 2011, pp. 82-83)
*Siamo senza speranza. L'aveva già spiegato [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]]: la speranza è una trappola, usata dal potente politico e religioso per ingabbiare i poveretti, con promesse di futuro benessere o di paradisiaci aldilà. Non c'è alcuna speranza di riscatto per il Paese. Il vero problema non è tanto la classe politica, che è una minoranza, ma questa generazione, che manda giù tutto senza protesta, cullandosi sulle promesse. È tutta una generazione che va cambiata, anzi rigenerata con urgenza. (citato in ''Duellanti'', n. 67, gennaio-febbraio 2011, p. 85)