Mario Moretti: differenze tra le versioni

terrorista e brigatista italiano
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Versione delle 22:20, 28 mag 2014

Mario Moretti (1946 – vivente), ex terrorista italiano.

La notte della Repubblica

Intervista televisiva di Sergio Zavoli, Rai 2, 28 febbraio 1990


  • [Alla domanda "L'operazione di via Fani scattò quel giorno anche per interferire sul voto delle Camere o no?"] No, la coincidenza del varo del governo fu del tutto casuale. Non fu casuale il fatto che quella operazione fosse all'interno di una proposta assolutamente alternativa a quanti credevano che lo sviluppo, in Italia, fosse legato a un mutamento politico, chiamato "Solidarietà Nazionale". Questo sì, questo non fu casuale perché il progetto in quel momento veniva varato, in quelle settimane, in quei mesi. Sicuramente un progetto che avrebbe portato grossi guai al nostro Paese.
  • Che io sappia, in anni molto precedenti al 1978, venne fatta qualche indagine sull'onorevole Andreotti, indagini di carattere tecnico-militare. Sanno un po' tutti dov'è che abita Andreotti, ma poi non se ne fece più niente.
  • [Alla domanda "In quanto tempo metteste a punto il progetto?"] Molti mesi. Molti mesi... un'operazione estremamente complessa richiedeva molte fasi.
  • ["Lei allora era il capo delle BR, quindi..."] No, ero uno dei dirigenti. Ero uno dei dirigenti, non esiste il capo delle Brigate Rosse, non è mai esistito. Non sono io, comunque non sono io questo capo. Non esiste il capo delle Brigate Rosse. Ero uno dei dirigenti che indubbiamente [militava] in una struttura centralizzata, [nelle] strutture diversificate, ma non ha rapporti gerarchici al suo interno.
  • Moro diceva semplicemente: dietro alle Brigate Rosse non c'è nessuno. È inutile che andate a cercare da qualche parte, perché si diceva... perché immaginava – tra l'altro conosce molto bene il Palazzo – che in quel frangente si sarebbero mossi i Servizi, si sarebbero mosse tutte le trame possibili e immaginabili, quindi anche chi cercava delle soluzioni cercando qualcuno dietro. Moro, quando diceva "Mi trovo sotto un dominio pieno e incontrollato", intendeva dire questo: guardate che nessuno sta controllando le Brigate Rosse. Questo, guardi, glielo dico anche se effettivamente ebbi modo di specificarlo con Moro.
  • [Alla domanda "Come reagisce a questo sospetto di ambiguità, di trasversalità?"] Ah, con molta serenità e molta tranquillità. Nel senso che io mi rendo conto che, attraverso questa accusa, si vuole colpire l'idea dell'autenticità delle Brigate Rosse. La tesi che le Brigate Rosse siano state manovrate dall'esterno è una tesi cara a chi non può sopportare l'idea che in questo Paese si siano svolti dei fatti, delle iniziative, si siano giocati dei progetti politici esterni ai giochi di Palazzo. Il Palazzo ha avuto le sue implicazioni occulte e trasversali. La P2 insegna. La P2 ha percorso trasversalmente tutte le istituzioni dello Stato. È un fatto, non sono io a dirlo, e non sto accusando nessuno perché non sono in grado di farlo. [...] Quindi la trasversalità di un presunto mio atteggiamento all'interno delle Brigate Rosse è pretestuoso, quindi non mi sento minimamente toccato. I compagni che mi conoscono, quindici anni di militanza nelle Brigate Rosse, insomma, non meritano alcuna considerazione.
  • {{NDR|Alla domanda "Ma se prendiamo atto che questo sospetto le viene anche dall'interno delle BR, cambia il suo modo di reagire o no?"] Assolutamente no, neanche questo. Perché ho tanti compagni nelle Brigate Rosse, gente con cui ho condiviso la vita per tantissimi anni. È un problema che per me non esiste. Esiste come problema politico, questo sì, come problema di interpretazione di un fenomeno. Questa del personaggio Moretti trasversale e manovrato, che manovra poi tutti gli altri, è... come dire... un'invenzione strutturale che dovrebbe poi giustificare la spiegazione di un fenomeno, nel senso di mettere in discussione l'autenticità del fatto che le Brigate Rosse siano state un'esperienza complessa, prodotta da un movimento reale.
  • [Sull'opportunità di uccidere o no Aldo Moro] Quella era una scelta politica estremamente dura, importante. [...] Io credo che non ci fu mai scelta più dura nelle Brigate Rosse, ma non ce ne fu neanche un'altra, credo, così quasi unanime nelle Brigate Rosse.
  • Io so che l'organizzazione, in modo pressoché unanime – con dei compagni che non erano d'accordo, ma non si può parlare neanche di maggioranza o minoranza – perché quasi praticamente l'intera organizzazione si pronunciò in quel modo, perché politicamente era una scelta che a quel punto diventava obbligata. A meno che, appunto, l'intervento in extremis non avesse modificato, sia pure di poco, qualcosa.
  • [Alla domanda "Ebbe mai nostalgia di Moro vivo?"] Una vicenda politica non ammette di questi rimpianti, anche per il fatto che io non ucciderei mai una persona: io non [la] reputo una cosa... mi si creda o no non m'interessa... voglio dire, non riesco ad immaginarmela. Però questa è stata la mia vita, non posso averne un'altra. E purtroppo non sono neanche un attore.
  • Io sono convinto che le Brigate Rosse... la nostra esperienza sia esaurita. Ma, siccome non riesco a ragionare nei termini di "vincitori e vinti" ma nei termini di uno scontro che ha prodotto una trasformazione, posso rilevare, per quel che mi riguarda, che gran parte delle nostre aspettative non sono andate... non hanno avuto successo. Ma il problema del fatto che si sia esaurito un movimento, e insieme ad esso si siano esaurite anche le Brigate Rosse, non è avvenuto in un giorno, è avvenuto nell'arco di anni. Alla fine degli anni Ottanta è risultato chiaro, nonostante tutti i nostri sforzi, i nostri tentativi, producevano soltanto divisioni, spaccature, non producevano più risposte possibili e praticabili a livello di movimenti che si stavano trasformando in una società che si era trasformata. E quindi questa esperienza si è esaurita. Noi ne abbiamo preso atto in un certo momento, questo sì. Io ne ho preso atto. Non me ne sono reso conto in un momento; ma in un certo momento, insieme ad altri compagni, ne abbiamo preso atto e, responsabilmente, abbiamo detto a tutti: "Signori, questa esperienza... cari compagni, per quanto riguarda la nostra possibilità di valutazione, è esaurita ed è irripetibile". Lo diciamo ai compagni ma lo diciamo anche a tutti gli altri.

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