Trieste: differenze tra le versioni

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*''A Fiume la nassi, a Segna la cressi, a Trieste la finissi''. ([[Proverbi istriani|proverbio istriano]])
:A Fiume {{NDR|la bòra}}<ref>''Bora'', vento di est-nord-est freddo, secco e violento, tipico dell'alto Adriatico.</ref> nasce, a Segna cresce, a Trieste finisce.
 
*... la mia anima è a Trieste.([[James Joyce]])
*Ci sono ovunque persone che formano un Quarto Mondo, una propria diaspora. Sono di ogni colore. Possono essere cristiani, indù, mussulmani, ebrei, pagani o atei. Possono essere giovani o vecchi, uomini o donne, soldati o pacifisti, ricchi o poveri. Possono essere patrioti, ma non sono mai sciovinisti. Condividono, attraverso ogni nazione, valori comuni di comprensione e ironia. Quando sei tra loro sai che non verrai irriso o infastidito, perchè a loro non interesserà la tua razza, la tua fede, il tuo sesso o la tua nazionalità, ed essi sopportano gli stolti se non volentieri, almeno simpateticamente. Ridono con facilità, e con facilità sono grati. Non sono inibiti dalla moda, dall'opinione pubblica o dal politicamente corretto. Sono esuli nelle proprie comunità, perchè sono sempre in minoranza, ma essi formerebbero una potente nazione, se solo lo sapessero. E' la nazione di nessun luogo, e mi trovo a pensare che la sua capitale naturale sia Trieste. ([[Jan Morris]])<ref name="Morris">Jan Morris, ''Trieste and the meaning of nowhere'', Da Capo Press, 2001 ISBN: 978-0-306-81180-7. Auto-traduzione dall'inglese.</ref>
*A Trieste un certo soldato Credolin Umberto inventò questo gioco (è vero), ed era il più grande nuotatore del mondo. Aveva attraversato lo stretto di Messina, le cascate del Niagara e la Manica no... perché non sapeva l'inglese. ([[Indietro tutta!]])
*Alla fine maggio 1916, la mia brigata – reggimenti 399° e 400° – stava ancora sul Carso. Sin dall'inizio della guerra, essa aveva combattuto solo su quel fronte. Per noi, era ormai diventato insopportabile. Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto. Non avevamo fatto altro che conquistare trincee, trincee e trincee. Dopo quella dei "gatti rossi", era venuta quella dei "gatti neri", poi quella dei "gatti verdi". Ma la situazione era sempre la stessa. Presa una trincea, bisognava conquistarne un'altra. Trieste era sempre là, di fronte al golfo, alla stessa distanza, stanca. La nostra artiglieria non vi aveva voluto tirare un sol colpo. Il duca d'Aosta, nostro comandante d'armata, la citava ogni volta, negli ordini del giorno e nei discorsi, per animare i combattenti. ([[Emilio Lussu]])