John Stuart Mill: differenze tra le versioni

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*Il criterio [[utilitarismo|utilitaristico]] della buona condotta non è la felicità personale di chi agisce, ma la felicità di tutti gli interessati. Tra la felicità propria e quella degli altri, l'utilitarismo richiede che colui che agisce sia rigo­rosamente imparziale quanto disinteressato e benevolo spettatore. [...] Fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a noi<ref>Cfr. [[Etica della reciprocità]].</ref> ed amare il prossimo come noi stessi costituisce la perfezione ideale della morale utilitaristica. (da ''L'Utilitarismo'', traduzione di Enrico Musacchio, Cappelli, Bologna, 1981, p. 68)
*Il senso del governo rappresentativo è che tutto il popolo o una numerosa parte di esso eserciti, tramite deputati periodicamente eletti, il potere di controllo ultimo che in ogni costituzione deve trovare il suo soggetto. Deve possedere tale potere nella sua pienezza. Deve essere padrone, a suo piacimento, di tutte le funzioni del governo. (da ''Considerazioni sul governo rappresentativo'', p. 82)
*La costante abitudine a correggere e a completare la propria [[opinione]] confrontandola con quelle degli altri, non solo non causa dubbi o esitazioni nel tradurla in pratica, ma anzi è l'unico fondamento stabile di una corretta fiducia in essa. Le nostre [[convinzione|convinzioni]] più giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate. (citato in Giovanni Boniolo et alii, ''Filosofia della scienza'', a cura di Corrado Sinigaglia, Cortina, Milano 2002)
*La distribuzione di cariche amministrative il piú estensivamente possibile nella massa popolare costituisce, per il nostro autore, il solo mezzo per renderla atta a un'efficiente partecipazione alla direzione della cosa pubblica. [...] Comunque possano essere strutturate altre costituzioni, il carattere di un popolo sarà, ne siamo persuasi, essenzialmente volgare e servile, ove lo spirito pubblico non venga coltivato grazie a una partecipazione estensiva dei piú agli affari del governo. (da ''Sulla «Democrazia in America»'', pp. 111-3)
*La società ha pieno titolo di abrogare o alterare qualsiasi particolare diritto di proprietà che in base ad adeguata riflessione reputi ostare al bene pubblico. E certamente il terribile atto di accusa che, come abbiamo visto in un capitolo precedente, i socialisti sono stati in grado di montare contro l'attuale ordine economico della società richiede piena considerazione di tutti i mezzi attraverso i quali l'istituzione della proprietà privata possa essere fatta funzionare in maniera più proficua per quella ampia porzione della società che attualmente beneficia in minima parte dei suoi diretti vantaggi. (citato in Paul Ginsborg, ''La democrazia che non c'è'', Einaudi, 2006, p. 150)
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Il tema di questo saggio non è la cosiddetta Libertà del Volere, così infelicemente contrapposta a quella che viene impropriamente denominata dottrina della Necessità Filosofica; il nostro tema è piuttosto quello della Libertà Civile o Sociale: la natura e i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull'individuo. È una questione, questa, che raramente viene posta, e tanto meno discussa, nei suoi termini generali: ma tuttavia essa influenza profondamente, con la sua presenza latente, le controversie del nostro tempo su problematiche di carattere pratico, e con ogni probabilità si rivelerà presto come la questione fondamentale del futuro. Non è affatto un problema nuovo: anzi, in un certo senso ha diviso l'umanità quasi fin dai tempi più remoti; ma al livello di progresso che hanno ora raggiunto i settori più civilizzati della specie umana, la questione si presenta in nuovo contesti e richiede uno studio diverso e più approfondito.
 
===Citazioni dal libro===
*Quindi, la protezione dalla tirannide del magistrato non è sufficiente: è necessario anche proteggersi dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre come norme di condotta, con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee e usanze a chi dissente, a ostacolare lo sviluppo – e a prevenire, se possibile, la formazione di qualsiasi individualità discordante, e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello. (1981, p. 27)
*Di conseguenza, le opinioni degli uomini su ciò che sia degno di lode o di biasimo sono condizionate da tutte le molteplici cause che ne influenzano i desideri riguardanti l'altrui condotta [...]. Dovunque vi sia una classe dominante, la morale del paese emana, in buona parte, dai suoi interessi di classe e dai suoi sentimenti di superiorità di classe. (1981, p. 29)
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*L'inclinazione degli uomini, siano essi governanti o semplici cittadini, a imporre agli altri, come norme di condotta, le proprie opinioni e tendenze è così energicamente appoggiata da alcuni dei migliori e dei peggiori sentimenti inerenti all'umana natura, che quasi sempre è frenata soltanto dalla mancanza di poere; e poiché quest'ultimo non è in diminuzione ma in aumento, dobbiamo attenderci che, se non si riesce a erigere una solida barriera di convinzioni morali contro di esso, nella situazione attuale del mondo il male si estenda. (1981, p. 37-8)
*Mentre ciascuno sa benissimo di essere fallibile, pochi ritengono cautelarsi dalla propria fallibilità, o ammettere la supposizione che una qualsiasi opinione di cui si sentano del tutto certi possa essere un esempio di quell'errore di cui si riconoscono soggetti. (1981, p. 41)
*La costante abitudine a correggere e a completare la propria [[opinione]] confrontandola con quellele degli altri,altrui non solo non causa dubbi oed esitazioni nel tradurla in pratica, ma anzi è l'unico fondamento stabile di una corretta fiducia in essa. Le nostre [[convinzione|convinzioni...]] più giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate. (citato in Giovanni Boniolo et alii1981, ''Filosofia della scienza'', a cura di Corrado Sinigaglia, Cortina, Milanop. 200244)
*Se si vietasse di dubitare della filosofia di [[Isaac Newton|Newton]], gli uomini non potrebbero sentirsi cosí certi della sua verità come lo sono. Le nostre [[convinzione|convinzioni]] piú giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate. (1981, p. 45)
*È sentimentalismo inutile pensare che la [[verità]] semplicemente in quanto tale abbia un qualche potere intrinseco, negato all'errore, di prevalere contro le segrete e il rogo. Gli uomini non hanno piú zelo per la verità di quanto non ne abbiano spesso per l'errore, e un'adeguata applicazione di sanzioni legali o anche soltanto sociali riuscirà in generale ad arrestare la diffusione di entrambi. Il reale vantaggio della verità è che quando un'opinione è vera la si può soffocare una, due, molte volte, ma nel corso del tempo vi saranno in generale persone che la riscopriranno, finché non riapparirà in circostanze che le permetteranno di sfuggire alla persecuzione fino a quando si sarà sufficientemente consolidata da resistere a tutti i successivi sforzi di sopprimerla. (1981, pp. 53-4)
*[...] l'asserzione di opinioni bollate dalla società è in Inghilterra molto meno comune di quanto in molti altri paesi non lo sia l'ammissione di idee per cui si rischiano sanzioni legali. Nei confronti di tutti, salvo coloro che la condizione economica rende indipendenti dal benvolere altrui, l'opinione è in questo campo altrettanto efficace che la legge: non vi è differenza tra imprigionare un uomo e impedirgli di guadagnarsi da vivere. (1981, p. 57)