Émile Zola: differenze tra le versioni

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*{{NDR|A Maheu}} Quando non si è i piú forti, bisogna bene essere i piú giudiziosi. (Richomme: I, V; 1951, p. 56)
*Aumentare il salario, che forse si può? Una legge di ferro lo fissa allo stretto necessario; all'indispensabile, perché l'operaio possa mangiare pane e sputo e procreare dei figli. Se il salario scende sotto quel livello, l'operaio crepa; e la richiesta di nuovi operai lo fa risalire. Se supera quel livello, cresce l'offerta di manodopera e lo fa calare. È l'altalena delle pance vuote, la condanna a vita alla galera della fame. (Souvarine: III, I; 1951, p. 133)
*I soli piaceri che restavano {{NDR|ai minatori}}, quello di sborniarsi e d'ingravidare la moglie. (III, III; 1951, p. 152)
*– Pane! pane! pane! – Pane! come se bastasse! L'aveva il pane, lui {{NDR|Hennebeau}}; ma non era meno per questo il piú infelice degli uomini. Il rimpianto della sua vita fallita, la vita del cuore, l'unica che gli importasse, lo prese alla gola come una mano che lo strozzasse. Ah, no; non bastava aver del pane per essere felice! Chi era quell'idiota che faceva dipendere la felicità dalla spartizione dei beni? Codesti acchiappanuvole di rivoluzionari, potevano bene distruggere la società e farne sorgere una nuova; con l'assicurare a tutti un tozzo di pane non darebbero all'umanità una gioia di piú né la libererebbero da un solo dolore! Al contrario, sarebbe l'infelicità che farebbero regnare sulla terra; perché persino i cani finirebbero per urlare di disperazione il giorno che, non piú paghi di soddisfare i loro istinti, illusi di elevarsi, cadessero in balía delle passioni che nulla può saziare. No, il solo bene era non esistere; ma, dovendo nascere, nascere albero, nascere pietra; granello di sabbia, meglio ancora, che non sa del piede che lo calpesta. (V, V; 1951, pp. 320-321)
*La folla: una forza cieca che continuamente divora se stessa. (VII, I; 1951, p. 405)