Daniele Luttazzi: differenze tra le versioni

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*Sta di fatto che da cinque anni la [[RAI]] non fa più programmi di satira. Il cambio di governo non ha certo migliorato la situazione e la qualità dei programmi si è fatta così scadente che ormai i programmi RAI sono quelli che guardi quando il tuo cane pesta per sbaglio il telecomando. Dire che la RAI è in crisi è come dire che sul [[Titanic]] c'era un rubinetto che perdeva. Tu guardi i programmi e il più delle volte non capisci dove finisce la noiosità innocente e dove comincia il deliberato sadismo. (3<sup>a</sup> puntata)
*Ah smettetela di lamentarvi che qualche spione ascolti le vostre telefonate. Non siete così interessante. Persino la persona a cui state telefonando non vi sta ascoltando. (3<sup>a</sup> puntata)
*La volgarità è il pretesto principe con cui i tromboni, di tutte le epoche, hanno cercato di tappar bocca alla satira. Si parva licet, anche del Boccaccio dicevano che era volgare e anche lui difendeva la sua arte, come me in questo momento. La verità è che la satira non è volgare, è esplicita. La satira usa come tecnica la riduzione al corporeo, alle esigenze fisiologiche primarie: mangiare, bere, urinare, defecare, scopare. Lo fa per sovvertire le gerarchie costituite. È il potere liberatorio della satira, secondo la tradizione millenaria che dalle sette dionisiache arriva fino al nostro Carnevale. Non esiste sacro senza [[profano]]. Il sacro senza profano diventa integralismo. (3<sup>a</sup> puntata)
*Non è triste parlare di queste cose due secoli dopo Voltaire? L'immaginario deve poter oscillare tra sacro e profano per essere sano. Chi vuol mettere la mordacchia alla satira ha dei problemi. (3<sup>a</sup> puntata)
*La satira non offende le persone, solo i loro pregiudizi. E questo vale per tutta l'arte. (3<sup>a</sup> puntata)
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*''La guerra civile fredda'', Milano, Feltrinelli, 2009. ISBN 978-88-07-70213-6
 
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