Alain de Botton: differenze tra le versioni

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*Tendiamo a definire bello un oggetto quando scopriamo che contiene in forma concentrata le qualità che mancano a noi personalmente o, più in generale, alla nostra società. Rispettiamo uno stile in grado di distrarci da ciò che temiamo e portarci verso ciò a cui aneliamo: uno stile che ha in sé il giusto dosaggio delle virtù che non possediamo. Il fatto che abbiamo bisogno dell'arte è di per sé segno che siamo in costante pericolo di smarrire l'equilibrio tra i grandi opposti della vita: noia ed entusiasmo, ragione e immaginazione, semplicità e complessità, sicurezza e pericolo, austerità e lusso. (p. 155)
*La comprensione dei meccanismi psicologici del gusto forse non cambierà il nostro giudizio sul bello, ma almeno può impedirci di reagire con incredulità davanti a ciò che non ci piace. Dovremmo saper chiedere subito alle persone di che cosa hanno bisogno per vedere la bellezza di un oggetto e comprendere il tenore della loro privazione anche se non siamo in grado di manifestare entusiasmo per la loro scelta. (p. 164)
*I capolavori dell'[[arte]] sembrano sempre eventi casuali e gli [[artisti]] assomigliano a cavernicoli che di tanto in tanto riescono ad accendere un fuoco senza però scoprire come hanno fatto, né tanto meno comunicare ad altri il segreto del loro successo. Il talento artistico è come un [[fuochi d'artificio|fuoco d'artificio]] che attraversa una notte nera come la pece e ispira timore reverenziale negli spettatori ma si spegne nel giro di qualche secondo, lasciando dietro di sé soltanto oscurità e desiderio. (p. 168-169)
*Il «pettegolezzo» altro non è che una versione popolare dell'etica. Benché raramente distilliamo in ipotesi astratte i nostri rancori e la nostra ammirazione, seguiamo spesso le orme dei filosofi che hanno scritto trattati allo scopo di identificare e analizzare la bontà umana. [...] Stabilire analogie tra l'architettura e l'etica ci aiuta a comprendere che difficilmente in un edificio ci sarà mai un'unica fonte di bellezza, proprio come nessuna qualità potrà mai giustificare da sola l'eccellenza di una persona. Perché siano efficaci, certe caratteristiche devono emergere nel momento opportuno e in particolari combinazioni. Un edificio con le giuste proporzioni ma composto di materiali inadeguati non sarà meno fragile di un uomo coraggioso cui manchino pazienza e intuito. (p. 172)
*Pretendiamo che l'ambiente in cui viviamo agisca da custode di una tranquillità e di un orientamento sui quali abbiamo un controllo precario. Gli architetti più utili sono quelli tanto generosi da accantonare la rivendicazione del loro genio per dedicarsi alla costruzione di case graziose, ma per lo più prive di originalità. L'architettura dovrebbe avere la sicurezza di sé e la bontà di essere anche un po' noiosa. (p. 181)