Eric Hobsbawm: differenze tra le versioni

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La fine della cultura
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*Gli stili della gioventù americana si diffusero direttamente o attraverso l'amplificazione dei loro segnali mediante la cultura inglese, che faceva da raccordo tra America ed Europa, per una specie di osmosi spontanea. La cultura giovanile americana si diffuse attraverso i dischi e le cassette, il cui più importante strumento promozionale, allora come prima e dopo, fu la vecchia radio. Si diffuse attraverso la distribuzione mondiale delle immagini; attraverso i contatti personali del turismo giovanile internazionale che portava in giro per il mondo gruppi ancora piccoli, ma sempre più folti e influenti, di ragazzi e ragazze in blue jeans; si diffuse attraverso la rete mondiale delle università, la cui capacità di rapida comunicazione internazionale divenne evidente negli anni '60. Infine si diffuse attraverso il potere condizionante della moda nella società dei consumi, una moda che raggiungeva le masse e che veniva amplificata dalla spinta a uniformarsi propria dei gruppi giovanili. Era sorta una cultura giovanile mondiale.
*Uomini come [[Friedrich von Hayek|Hayek]] non si erano mai mostrati pragmatici... In realtà personaggi come Hayek erano i fedeli di una religione economica.
 
==''La Fine della Cultura. Saggio su un secolo in crisi d'identità''==
===[[Incipit]]===
E stiamo qui come su una pianta oscura, percorsa da allarmi confusi di lotta e di fuga, dove eserciti ignari si scontrano nella notte|testo1|Epigrafe di Matthew Arnold all'inizio della Prefazione}}
Questo è un libro su quello che è accaduto all'arte e alla cultura della società borghese dopo quella società se n'è andata con la generazione post 1914 per non tornare mai più. E in particolare su un aspetto dell'enorme cambiamento globale che l'umanità ha vissuto a partire dal Medioevo, terminato all'improvviso negli anni '50 del Novecento per l'80 per cento del pianeta - negli anni '60 per tutti gli altri - quando le regole e le convenzioni che avevano governato le relazioni umane si erano logorate visibilmente. Di conseguenza, è anche un libro su un'epoca della storia che ha perso l'orientamento e che nei primi anni del nuovo millennio, guarda avanti, con più ansiosa perplessità di quanto io ricordi nella mia lunga vita, senza una guida e una bussola, a un futuro inconoscibile.
===Citazioni===
*Ho iniziato la mia vita intellettuale a scuola a Berlino, all'età di 15 anni con il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels. ''(cap.1 - Manifesti)''
*Ciò che caratterizza le arti del nostro secolo è la loro dipendenza da una rivoluzione tecnologica storicamente unica - in particolare le tecnologie della comunicazione e della riproducibilità - e la trasformazione che esse hanno subito in seguito a tale rivoluzione. ''(cap 2 - Dove vanno le arti?)''
*La società dei consumi pare considerare il silenzio un crimine. ''(cap. 2)''
*I computer e internet in pratica stanno distruggendo il copyright come pure il monopolio del produttore {{NDR|di musica e di letteratura}}, e di conseguenza avranno probabilmente un effetto negativo sulle vendite. (cap. 2)
===[[Explicit]]===
Direi che il cowboy, solo perché era il mito di una società ultraindividualistica, l'unica società dell'éra borghese senza vere e proprie radici preborghesi, era un veicolo insolitamente efficace per sognare, che è poi tutto quello che la maggior parte di noi ha a disposizione sulla via delle illimitate possibilità. Cavalcare da soli è meno improbabile che aspettare che quel bastone da federmaresciallo nello zaino diventi reale.
 
==Bibliografia==
*Eric J. Hobsbawm, ''Il secolo breve'', traduzione di Brunello Lotti, Rizzoli, Milano, 1995.
*Eric J. Hobsbawm, ''La Fine della Cultura. Saggio su un secolo in crisi d'identità'', traduzione di L. Clausi, D. Didero, A. Zucchetti, Collana I Sestanti, Rizzoli, Milano, 2013, ISBN 978-88-17-06541-2.
 
==Altri progetti==
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