Macalda di Scaletta: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 11:
==Citazioni su Macalda Scaletta==
[[Immagine:Arrivo aragonesi.jpg|thumb|right|Pietro III d'Aragona (riconoscibile dalla corona) dirige lo sbarco a [[Trapani]] della flotta il 30 agosto 1282. Miniatura dalla ''[[Nova Cronica]]'' di [[Giovanni Villani]] (manoscritto della Biblioteca Vaticana)]]
*{{NDR|Sull'effetto di Macalda sulle qualità di [[:w:Alaimo da Lentini|Alaimo Leontino]], agli occhi di Pietro d'Aragona (1279, preludio al Vespro Siciliano)}} Aggiungeva forse alle sue risoluzioni l'audacia, la vanità, la dissolutezza di sua moglie Macalda o Matilde, vedova già del conte Guglielmo d'Amico, e celebre per maschili opere, per impudiche passioni, per isfrenata superbia, e per abitudini di avventuriera. ([[Salvatore De Renzi]])
 
*{{NDR|Anno 1282, durante il vespro: Macalda regge la capitaneria di Catania in luogo di Alaimo (andato a Messina per resistere all'assedio di Carlo I d'Angiò) e si rende colpevole di un efferato tradimento nei confronti dei francesi, dalla cui parte ella stava un tempo}} Alaimo [...] aveva in Catania sua moglie Macalda Scaletta donna di forte e virile animo, come dicemmo, e temuta in Sicilia perché fiera, e famosa per libidini, e più ancora per ambizione e superbia più che maschile, e per vanità più che muliebre. La mostrò ribalda ed inumana il fatto di aver accolto in sua casa i Francesi, e poi disarmatili a tradimento, li diè in preda all'ira del popolo. Ed inoltre i fatti che successero mostrano chiaro ch'ella ambiva dominare e grandeggiare, in una nuova Corte, che la dovesse tenere come prodiga di troni. ([[Salvatore De Renzi]])
Riga 27:
*{{NDR|Sull'abbigliamento pretenzioso e sulle partite a scacchi di Macalda Scaletta}} L'emiro Margam ibn Sebir venne rinchiuso nel castello di Matagrifone a Messina, dove ben presto godé della compagnia di donna Machalda. Essa lasciava stupiti i suoi carcerieri per la vivacità e l'immodestia degli abiti che indossava allorché si recava a giocare a scacchi con l'emiro. ([[Steven Runciman]])
 
*{{NDR|Da ''Storia degli Italiani'' di [[Cesare Cantù]]}} Della vita di que' baroni ci è saggio la storia di [[Macalda di Scaletta]]. Vedova di un [[w:Guglielmo d'Amico|Guglielmo d'Amico]], esigliato al tempo degli Svevi, era andata profuga in abito di frate Minore, stette a [[Napoli]], a [[Messina]], e da [[Carlo d'Angiò]] ricuperò i beni confiscati al marito. Sposatasi ad [[w:Alaimo di Lentini|Alaimo di Lentini]], uno de' più fervorosi nel [[w:Vespri siciliani|Vespro]], tradì i Francesi che a lei, come beneficata da Carlo, rifuggiavano in [[Catania]], della qual città suo marito fu fatto governatore. Quand'egli andò alla guerra di Messina, essa ne tenne le veci; e sui quarant'anni, pure ancor bella, generosa net donare, vestiva piastre e maglie; e con una mazza d'argento alla mano, emulava i cavalieri ne' cimenti guerreschi. Di sua onestà chi bene disse, chi ogni male. Aspirò agli amori di [[w:Pietro III d'Aragona|re Pietro]], lo accompagnò, gli chiese ricovero; ma egli non volle comprenderla, di che essa pensò vendicarsi.<br/> Alaimo fu poi fatto maestro giustiziere, e valse a reprimere i molti che reluttavano alla nuova dominazione, e acquistò tal reputazione che eccitò la gelosia dell'infante [[w:Giacomo II d'Aragona|don Giacomo]]. La crescevano i superbi portamenti di Macalda, la quale tenevasi alta fin con [[w:Costanza di Hohenstaufen|Costanza]], e non volea dirle regina, ma solo madre di don Giacomo; se compariva alla Corte, era per isfoggiare abiti e gioie. Contro ogni decenza, volle in un convento passar la gravidanza e il parto, sol per godere l'amenità del luogo : Costanza fu a visitarla, e n'ebbe accoglienze sgarbate; offri di levar al battesimo il neonato, e Macalda rispose non voler esporlo a quel bagno freddo, poi tre giorni appresso vel fece tenere da popolani. Costanza, mal in salute, si fece portare in lettiga da Palermo al [[w:duomo di Monreale|duomo di Monreale]]; e Macalda essa pure, per le strade della città e fin a [[w:Nicosia|Nicosia]] in lettiga coperta di scarlatto, di che fu un gran mormorare. Re Giacomo viaggiava con trenta cavalli di scorta; e Macalda con trecento, e volea far da [[w:Giustiziere (funzionario)|giustiziere]], e apponeva a re Pietro di avere mal compensato coloro, che del resto l'aveano domandato compagno e non re.<br/> Alaimo condiscendeva alla moglie, e dicono le giurasse non dar mai consigli a danno de' Francesi, anzi procurarle il ritorno in Sicilia. Se il facesse noi sappiamo ; certo i re aragonesi gli si avversarono, fors'anche per la solita ingratitudine a chi più beneficò. Giacomo finge spedire Alaimo in gran diligenza a suo padre in Catalogna per sollecitarne ajuti : Alaimo va, è accolto con ogni maniera di cortesia ; ma appena egli partì, la plebe di Messina, sollecitata dal [[Ruggiero di Lauria|Loria]], lo grida traditore, affollasi alla sua casa ad ammazzare i Francesi prigionieri di guerra che vi tenea, e così quelli che stavano nelle carceri e che egli aveva salvati. Macalda accorse per sostenere i suoi fautori, ma vide il marito dichiarato fellone e confiscatigli i beni, Matteo Scaletta fratello di lei, decapitato; ella stessa chiusa in un castello, forse vi lini la vita. Alaimo, dopo alquanti anni, fu rimandato verso la Sicilia, e come fu in vista della patria isola, buttato in mare. ([[Cesare Cantù]])
 
*{{NDR|[[Giuseppe La Farina]]}} Il [[w:Pietro III d'Aragona|re Pietro]], risaputa in Randazzo la partenza dell'esercito francese, andò a Milazzo, costrinse quel presidio ad arrendersi, e di là mosse verso Messina. Era con lui Macalda di Scaletta, seconda moglie di [[w:Alaimo di Lentini|Alaimo di Lentini]]. Ell'era vedova di un conte Guglielmo d'Amico, esule al tempo degli Svevi: avea vagato per diversi paesi in veste di frate minore : poi soggiornò in Napoli ed in Messina con non buona riputazione di onestà; riebbe da Carlo i beni che l'erano stati confiscati, e si rimaritò con Alaimo. Nel vespro stando in Catania, tradì i Francesi, che a lei eransi affidati, tolse loro le robe e li consegnò al popolo; ed ella governò quella città in nome del marito occupato nella guerra di Messina. Macalda si presentò a re Pietro in [[w:Randazzo|Randazzo]]: andava coperta di piastre e di maglie di ferro, portava in mano una grossa mazza di argento; ed avvegnaché toccasse già i quarantanni, nondimeno, come scrisse il [[Bernat Desclot|D'Esclot]] «ella era molto bella e gentile, e valente del cuore e del corpo, larga nel donare, e, quando ne era luogo e tempo, valea nell'arme al pari di un cavaliero<ref group=l>''Cronaca Catalana'', c. 96</ref>». Il re l'accolse con molta cortesia, la ricondusse egli stesso all'albergo, ma i desiderj della donna o non intese, o dissimulò. Giunti a Santa Lucia, sulla via da Milazzo a Messina, Macalda viene al re, dice non aver trovato ove passar la notte, gli chiede voglia albergarla. Il re le cede le sue stanze e si ritira in altro luogo. Lo siegue Macalda; ed allora il re chiama i suoi cavalieri, s'intrattiene in discorsi senza costrutto, come suole chi annoiasi o voglia prender tempo, e da ultimo si addormenta; offesa che risentì profondamente Macalda, la quale più tardi, per vendicarsene, rovinò sé ed il marito, come a suo luogo sarà discorso<ref group=l>l [[Bernat Desclot|D'Esclot]], che in tutto il racconto si mostra favorevole a Macalda, dice : Quando la donna vide il re, ne rimase innamorata come di colui ch'era valente e piacevole signore, non già per cattiva intenzione». Ma [[Bartolomeo di Neocastro|Bartolommeo di Neocastro]] concittadino di Macalda la descrive come una [[Messalina]].</ref>
 
===Note di Giuseppe La Farina===