Gigi Garanzini: differenze tra le versioni

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==''E continuano a chiamarlo calcio''==
*[[Michel Platini|Platini]] alla guida dell'Uefa è la prima, storica ricaduta nella realtà di un'utopia antica: il calcio ai calciatori. Non è detto sia la panacea. Ma è certamente un segnale, dopo anni di calcio ai mestatori, agli affaristi, agli avventurieri. Le fughe in avanti del più o meno recente passato non contano: un uomo che viene dal campo è il primo a sapere che non è più pronosticabile un deciso passo indietro. Il problema semmai, ma è un nostro problema, è che Platini è a Nyon. E nemmeno ci sarebbe se fosse dipeso dal voto italiano, come sempre innovatore e lungimirante. Mentre qui i [[Gianni Rivera|Rivera]], gli [[Dino Zoff|Zoff]], anche gli [[Demetrio Albertini|Albertini]] sono a casa loro. E alle porte del ''palazzo'' tornano a bussare, con modalità a volte subdole e altre volte prepotenti, quelli che il calcio lo hanno ridotto nello stato che sappiamo. (Introduzione)
 
*Il capo d'imputazione non è aver venduto il calcio alla tv. Quello era un passaggio obbligato, inevitabile, che ha riguardato l'intera Europa calcistica. È non aver saputo creare i presupposti di una civile convivenza tra il calcio da salotto e quello da tribuna, come negli altri paesi è accaduto. In nome e per conto di un intreccio di conflitti d'interessi non compatibile con un paese civile. [...] Ma questo accade, anche, perché a fronte di una comodità proposta a prezzi ragionevoli c'è un'offerta stadio scomoda, cara quando non carissima, e soprattutto pericolosa. Mentre, a parità di overdose tv, in Germania, Inghilterra, Spagna gli stadi continuano ad essere pieni, con modeste oscillazioni da un campionato all'altro, all'insù e un po' all'ingiù. In [[Germania]] non siamo lontani dai quarantamila, in [[Inghilterra]] dai trentacinquemila, la [[Spagna]] viaggia intorno ai trentamila. Persino la [[Francia]], dove il football segue a ruota il rugby, ci guarda dall'alto in basso. (cap. ''In fuga dagli stadi'')
*Durò un paio di giorni, per la verità, anche lo scarico di responsabilità da parte della squadra, sotto forma di tiro al bersaglio dell'arbitro Moreno. Ma poi, salvo qualche eccezione, il comune senso del pudore, prima ancora del fair play, riprese il sopravvento e si cominciò a riconoscere che se gli arbitraggi rassicuranti, oltre che davvero imparziali, sono oggettivamente diversi, ancor più diverse sono le congiure. Quando una squadra deve perdere, secondo quanto cercarono di farci credere, non arriva a giocarsi due match-ball come quelli di Vieri e Gattuso a pochi minuti dalla fine. La fermano prima, alla maniera di Aston in Cile. La Rai invece, impavida, andò avanti per settimane. E più passavano i giorni, più grosse le sparava. Sino a quella, davvero memorabile, dell'azione per danni alla Fifa. Il presupposto era, ovviamente, che [[Byron Moreno]] fosse il braccio armato di Blatter, investito della missione di far andare avanti, a qualunque costo, la squadra di casa. (cap. ''La cultura della sconfitta'')
 
*Non so quanto la tv australiana avesse investito sul mondiale 2006, né come abbia reagito a un'eliminazione all'ultimo secondo dell'ottavo di finale, per un calcio regalato da un arbitro spagnolo a un terzino italiano colto da svenimento. Ma scommetterei in maniera più elegante, e più sportiva, di quella che la Rai scelse di cavalcare nell'infausto 2002 coreano. (cap. ''La cultura della sconfitta'')
 
*Sono nato granata. E sono venuto grande a pane e [[Torino Football Club|Toro]]. Aveveo cinque anni la prima volta che mio padre mi portò con sé al Filadelfia, ricordo le battaglie di capitan [[Enzo Bearzot|Bearzot]] e di Lancioni, le volate di Bertoloni e Crippa, padre, mica figlio, le parate di Panetti e Rigamonti, qualche gol di Jeppson e Virgili. (cap. ''Complimenti per la trasmissione'')