Grazia Deledda: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Grazia Deledda==
*L'[[amore]] è quello che lega l'[[Uomo (genere)|uomo]] alla [[donna]], e il [[denaro]] quello che lega la donna all'uomo. (da ''Canne al vento'', cap. VI)
*[[Cambiamento|Mutiamo]] tutti, da un giorno all'altro, per lente e inconsapevoli evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano. (da ''Versi e prose giovanili'', a cura di Antonio Scano, Virgilio)
*Possibile che non si possa vivere senza far male agli [[innocenza|innocenti]]? (da ''La chiesa della solitudine'', Mondadori)
*{{NDR|[[Eugène Sue]]}} Quel gran romanziere glorioso o infame, secondo i gusti, ma certo molto atto a commuovere l'anima poetica di un'ardente fanciulla.<ref>Citato in Vittorio Spinazzola, ''Dalla narrativa d'appendice al premio Nobel'', introduzione a Grazia Deledda, ''Elias Portolu'', Oscar Mondadori, Milano, 1970.</ref>
 
==''Canne al vento''==
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Canne al vento''[[Incipit]]===
Tutto il giorno Efix, il servo delle dame Pintor, aveva lavorato a rinforzare l'argine primitivo da lui stesso costruito un po' per volta a furia d'anni e di fatica, giù in fondo al poderetto lungo il fiume: e al cader della sera contemplava la sua opera dall'alto, seduto davanti alla capanna sotto il ciglione glauco di canne a mezza costa sulla bianca "Collinacollina ''dei Colombi"''.<br />
Eccolo tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là scintillante d'acque nel crepuscolo, il poderetto che Efix considerava più suo che delle sue padrone: trent'anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le siepi di fichi d'India che lo chiudono dall'alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo.
 
===Citazioni===
*«[[Adattamento|Adattarsi]] bisogna» disse Efix versandogli da bere. «Guarda tu l'[[acqua]]: perché dicono che è saggia? perché prende la forma del vaso ove la si versa.»<br />«Anche il [[vino]], mi pare!»<br />«Anche il vino, sì! Solo che il vino qualche volta spumeggia e scappa; l'acqua no.»<br />«Anche l'acqua, se è messa sul fuoco a bollire,» disse Natòlia. (cap. IV, p. 82)
*«E perché [[nascita|nascere]]?»<br />«Oh bella, perché Dio vuole così!» (cap. IV, p. 89)
*«E le mie padrone? Non s'accorgono?»<br />«Loro? Sono come i [[santi]] di legno nelle chiese. Guardano, ma non vedono: il male non esiste per loro.» (cap. V, p. 103)
*L[...] l'[[amore]] è quello che lega l'[[Uomo (genere)|uomo]] alla [[donna]], e il [[denaro]] quello che lega la donna all'uomo. (da ''Cannecap. al vento''VI, capp. VI108)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Cenere''===
Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull'orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s'avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po' obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d'asfodelo da cogliere l'indomani all'alba per farne medicinali ed amuleti.
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==Bibliografia==
*Grazia Deledda, ''Canne al vento'', NewtonOscar ComptonMondadori, RomaMilano, 1969.
*Grazia Deledda, ''Cenere'', a cura di Marta Savini, Newton Compton, Roma.
*Grazia Deledda, ''[http://www.liberliber.it/libri/d/deledda/index.htm Colombi e sparvieri]'', ''[http://www.liberliber.it/libri/d/deledda/index.htm Il vecchio della montagna]'', ''[http://www.liberliber.it/libri/d/deledda/index.htm L'edera]'', in "Grazia Deledda – I grandi romanzi", a cura di Marta Savini, Newton Compton Editori, 1993. ISBN 887983018X