Anna Stepanovna Politkovskaja: differenze tra le versioni

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Sono una giornalista, un'inviata speciale del quotidiano moscovita «Novaja Gazeta», e questa è l'unica ragione per cui ho visto la guerra in Cecenia: sono stata mandata sul campo. E non perché fossi una corrispondente di guerra o conoscessi bene questo conflitto, ma al contrario, perché ero solo una «civile». L'idea del direttore della «Novaja Gazeta» era semplice: il mero fatto che io fossi una civile mi avrebbe permesso di comprendere l'esperienza della guerra più a fondo di chi, vivendo nelle città e nei villaggi ceceni, la subiva giorno dopo giorno. Tutto qui. E così sono tornata in Cecenia ogni mese, a partire dal luglio 1999, quando l'offensiva di Basaev nel Daghestan ha spinto fiumi di profughi via dai loro villaggi montani, scatenando il conflitto.<br />
Ho viaggiato in lungo e in largo per tutto il Paese e visto tanta sofferenza; la cosa peggiore è che molte delle persone di cui ho scritto negli ultimi due anni e mezzo ora sono morte. È una guerra terribile; medievale, letteralmente, anche se la si combatte mentre il Ventesimo secolo scivola nel Ventunesimo, per giunta in Europa.
 
==Citazioni su Anna Politkovskaja==
*Prima che Anna Politkovskaja venisse ammazzata sulle scale del palazzo in cui abitava, il 7 ottobre 2006, soltanto chi si interessava da vicino alle guerre cecene conosceva il nome di questa giornalista coraggiosa, dichiarata avversaria della politica di Vladimir Putin. Da un giorno all'altro, il suo volto dall'aria triste e decisa è diventato in Occidente un’icona della libertà d’espressione. ([[Emmanuel Carrère]])
 
==Note==