Maurizio Costanzo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
amplio e raggruppo ''Preferisco i cani''
Riga 10:
 
==''Preferisco i cani (e un gatto)''==
===[[Incipit]]===
Col passare degli anni sempre più mi sono interessato agli animali. Sugli schermi degli otto televisori accesi del mio ufficio-studio, dove passo gran parte del tempo, mi fermo a vedere qualsivoglia documentario, non solo sui cani, ma su ogni animale. Un giorno mia moglie [[Maria De Filippi|Maria]] mi disse: «Visto che ne parli sempre, ma perché non fai un programma sugli animali?». Io pensavo che una cosa del genere c'era già stata, famosa per giunta, come "L'amico degli animali" di [[Angelo Lombardi]], e così, invece di mettermi a competere sul piano televisivo con un classico, ho creduto che scrivere un libro sulla mia passione verso gli animali fosse meno scontato. In genere, è un mio atteggiamento ricorrente: ciò che non voglio far diventare {{maiuscoletto|tv}}, lo scrivo.
 
===Citazioni===
*È paradossale ma gli [[animale|animali]] sono avanti anni luce rispetto a noi in materia di relazione affettiva.<br />Gli uomini sono molto più noiosi degli animali. La reazione di un animale non è mai così prevedibile come quella dell'uomo. Io vorrei confutare, in tutto e per tutto, la teoria di [[Ivan Petrovič Pavlov]], l'etologo russo premio Nobel per la medicina nel 1904 e scopritore del riflesso condizionato. Secondo lui gli animali vivono attraverso schemi comportamentali sempre identici. Non è per niente vero. Forse Pavlov avrebbe fatto meglio ad adattare le sue idee all'uomo: se c'è uno che si comporta sempre allo stesso modo, quello è l'essere umano. È l'uomo che vive per riflesso condizionato, non gli animali. (p. 29)
*Rientra nell'indolenza del [[gatto]] la strategia dell'[[indifferenza]]. Del resto, si dice: ferisce di più l'indifferenza. Il gatto ha preso alla lettera questo modo di dire, infatti, a fronte di un cane che in casi di ostilità ringhia e mostra i denti, il gatto ti guarda con disprezzo e va via. Come dire "non mi spreco nemmeno". È un comportamento tipicamente femminile: sarà quella stessa indifferenza crudele delle unghie. (p. 39)
*Ogni tanto sento dire che i gatti sono ''gironzoloni'' di natura. Ma è una frase senza senso. Sono vagabondi per necessità quando, randagi, devono girare per trovare cibo, esattamente come fanno, poveri cristi, i senza tetto. Se invece i gatti trovano un padrone che li ospita, tornano sempre a casa. Magari con delle divagazioni, se è il momento dell'amore e vengono sollecitati da qualche miagolio attraente come una felina sirena. (pp. 40-41)
*L'universo gattesco ha una nota più ferina rispetto a quello canino, almeno per quanto credo io, sul fronte amoroso. [...] I gatti si contendono la femmina attraverso una vera e propria lotta, e noi gente di città non ce ne accorgiamo, ma la lotta ci circonda. Si sentono miagolii strazianti ogni due per tre, e uno non ci fa nemmeno caso, ma sono i versi della loro gara amorosa. Io dico amorosa, quando stiamo sempre parlando di conquista, cosa ben diversa dal provare sentimento. Ma chi l'ha detto, provo a dire, che quel massacro di unghie non sia il codice attraverso cui i gatti dicono "ti amo"? (p. 51)
*Auguro sempre e di cuore a chi [[abbandono degli animali|abbandona]] un cane, un gatto o un qualsiasi animale domestico sul ciglio della strada, di patire un'eguale disavventura. Anzi, peggiore. Perché c'è un'aggravante in tutto ciò: un cane, un gatto, o anche una tartaruga, non hanno chiesto spontaneamente asilo in casa nostra, non hanno scelto di vivere con noi ma, al contrario, siamo noi che li abbiamo ''costretti'' a stare a casa nostra. L'animale, essendo dotato di buoni sentimenti, si è adattato e ha anche dimostrato di essere lieto di stare con noi, addirittura ci ha considerato suoi padroni e quindi amici, sempre pronti a stabilire un rapporto d'affetto. Noi questo rapporto lo mandiamo per aria abbandonandolo in un campo, oppure lungo una via molto trafficata, con il rischio molto concreto che vada subito sotto una macchina. (p. 69)
*Occorre prestare attenzione al sacrificio che, spesso inconsapevolmente, richiediamo agli animali per sfamarci. Voi direte: è la catena alimentare. Io vi dico che è una catena alimentare non alla pari: un formichiere può mangiare solo formiche, un uomo può scegliere. La possibilità di scelta fa la differenza.<br />Basterebbe ascoltare anche una volta sola come si lamentano le [[aragosta|aragoste]], per non aver più voglia di mangiarne nemmeno un boccone. Ho letto con apprensione il saggio di uno scrittore americano, [[David Foster Wallace]], dal titolo ''Considera l'aragosta''. L'autore dedica decine di pagine al consumo del famoso crostaceo raccontando con dovizia scientifica, dati alla mano, che la prelibata bestiola dei fondali marini, quando viene immersa viva nell'acqua bollente non solo soffre, ma soffre lentamente perché non muore di colpo. Motivo in più per lasciar perdere, e lasciar vivere.<br />Io, da quando mi sono imbattuto in quella lettura, non le mangio. Evito i ristoranti con l'acquario in bella mostra, quelle specie di galere acquatiche in cui l'aragosta è segregata con le chele bloccate da un lacciolo, fino a quando un cliente non la sceglie, decretando la sua fine. Unica consolazione mi proviene dal conto sicuramente salato che quel commensale si troverà a fine pasto. Ma è una magra consolazione. (p. 77)
 
==Citazioni su Maurizio Costanzo==