Immanuel Kant: differenze tra le versioni

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==''Critica della ragion pratica''==
*Agisci in modo da considerare l'[[uomo|umanità]], sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo.
:Agisci in modo da considerare l'umanità in te e negli altri sempre anche come fine, mai come mezzo. (citato in [[William Boyd]], ''Storia dell'educazione occidentale'', ''The History of western education'', a cura di Trieste Valdi, traduzione di Luciana Picone, Armando Armando Editore, Roma 1966.)
*Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la [[riflessione]] si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente sup­porle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimi­tati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io invisi­bile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connes­sione non, come là, semplicemente accidentale, ma uni­versale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di natura animale che deve restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell'universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può inferire dalla determinazione conforme a fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determina­zione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito. (dalla conclusione, ediz. 1966, pp. 201-202)
*Opera in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale. (a cura di F. Capra e E. Garin, Bari, 1963)