Abhinavagupta: differenze tra le versioni

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*Esponiamo dunque la proiezione concernente i princìpi. Sin alla caviglia v’è la terra, che occupa quattro dita. I (ventitré) princìpi dalla terra alla materia occupano due dita ciascuno, coi quali si è arrivati sei dita sopra l’ombelico, per complessive quarantasei dita. I sei princìpi dall’anima alla «forza» occupano ciascuno tre dita e si giunge, con essi, fino alla gola, per un totale di diciotto dita. I quattro princìpi da māyā a SadāŚiva occupano quattro dita ciascuno; con essi si giunge fino alla fronte per un insieme di sedici dita. (2013, 101-105)
*Il pensiero differenziato (''vikalpa'') è costituito infatti di discorso ed è quindi essenziato di pensiero (''vimarśa''). Ora il pensiero, nella sua forma di mantra, è puro, immune dai vincoli dell’esistenza fenomenica, permanente, formato da Śiva – il senza principio, il dispensatore dei doni – in identità con se stesso. (2013, 250-251a)
 
====Capitolo XVII====
*Il cordone per il nodo (com’è detto nelle Scritture) dev’essere fatto tre volte triplice (''tristriguṇam''), per significare le varie forme che assume la triade Uomo-Potenza-Śiva. (2013, 5b-6a)
*Dopo di ciò il maestro, fermo e concentrato, richiamandosi alla mente tutto quello che è stato fin qui detto, dopo unito fra di loro il corpo, etc., del discepolo ed il suo proprio corpo, soffio vitale e via dicendo, deve meditare come il tutto risieda dentro il suo proprio corpo, soffio vitale, etc. Basandosi quindi sulle concezioni anzidette, ben fermo e concentrato di mente, egli deve meditare come il cammino del tempo ed il cammino dello spazio riposino sul soffio vitale, come questo riposi sulla potenza, come questa riposi sulla coscienza e come la coscienza pura sia identica a Śiva, inseparata dalla coscienza del discepolo ed inseparata pure dal fuoco mantrico, etc.; (e così meditando), secondo il metodo già esposto, su Śiva, dispogliato o avviluppato 50 o ambedue insieme, versare l’oblazione completa – (e tutto ciò) «coi sensi ben pacificati». (2013, 78b-82)
 
====Capitolo XVIII====
*L’iniziazione abbreviata può essere celebrata soltanto se il maestro è dotato di una conoscenza ben esercitata, concentrato ed immedesimato (in Śiva), e mai altrimenti. (2013, 8)
 
====Capitolo XIX====
*Se essendo ormai imminente la fine del corpo, uno ottiene, grazie ad un’evidente caduta di potenza, l’iniziazione di Śiva (''śaṇkarī''), subito dopo quest’iniziazione entra in Śiva. (2013, 2-3)
*Il Maestro deve ben guardarsi dall’impartirla sia a colui la cui maculazione non è maturata, sia a chi non sia giunto all’esaurimento del suo karma. (2013, 7-8)
 
====Capitolo XXIX====