Abhinavagupta: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
→‎Tantrāloka: ops, avevo sbagliato progetto :D
Riga 38:
===Citazioni===
====Capitolo I====
[[Immagine:Bhairava Inde Musée Guimet 11072.jpg|thumb|Altorilievo di Bhairava, Karnataka, India, XIII secolo, attualmente presso il Museo Guimet, Parigi. Bhairava (lett.: "Il Tremendo") è ipostasi di Śiva, ma anche uno dei nomi con cui l'Assoluto è indicato in alcuni testi delle tradizioni dello [[Shivaismo kashmiro]]. Bhairava è inteso come colui che dissolvendo l'ignoranza spirituale consente lo slancio verso livelli di conoscenza superiori.]]
*Il ''[[trika]]'' è l'essenza della tradizione ''śaiva'', e il ''Mālinī'' è l'essenza del ''trika''.<ref>Citato in Kamalakar Mishra 2012, p. 64.</ref> (17)
*Qui, secondo tutte le sacre scritture, la cagione della [[saṃsāra|trasmigrazione]] è la nescienza (''ajñāna'') e l’unica causa della liberazione la conoscenza. (2013, I.22)
Line 51 ⟶ 50:
 
====Capitolo III====
[[Immagine:Deva-a.png|thumb|La prima lettera in scrittura ''devanāgarī'' della lingua sanscrita, simbolo dell'Assoluto. I fonemi della lingua sanscrita sono considerati il dispiegamento dell'emissione fonematica operata dall'Assoluto per dare luogo alla "parola", in quanto tali essi sono il veicolo sonico della potenza divina. Nel III capitolo Abhinavagupta espone il mezzo divino e si sofferma a lungo sulla descrizione delle potenze dell'Assoluto nella loro forma di fonemi. In uno dei riti di iniziazione descritto nel capitolo XV, l'intera disposizione dei fonemi è imposta sul corpo dell'allievo.]]
*La verità dunque è la seguente: il Signore Supremo manifesta liberamente il gioco molteplice delle emissioni e degli assorbimenti nel cielo della Sua propria natura.<ref>Citato in Mark Dyczkowski 2013, p. 98.</ref> (3)
*La fusione, quella della coppia (''yāmala'') Śiva e ''śakti'', è l'energia della felicità (''ānanda śakti'', Ā), da cui emana tutto l'universo: realtà al di là del supremo e del non-supremo, essa è chiamata Dea, essenza e Cuore [glorioso]: è l'emissione, il Signore supremo.<ref>Citato in Lilian Silburn 1997, p. 45.</ref> (68-69)
Line 128 ⟶ 126:
 
====Capitolo XVI====
[[Immagine:Triśūlābjmaṇḍala.jpg|thumb|Una riproduzione schematica del ''triśūlābjmaṇḍala'', il mandala del tridente e dei loti, adoperato in uno dei culti visionari della scuola del Trika e descritto nel capitolo XVI. Le tre dee del Trika sono immaginate sui rebbi del tridente, che quindi l'adepto visualizza nel proprio corpo ripercorrendo tutti e 36 i principi costitutivi della manifestazione cosmica, dalla terra a Śadaśiva, steso immobile sotto i rebbi in corrispondenza della sommità del suo capo, e oltre, fino alle tre dee supreme, Parāparā, Parā, Aparā, il divino assoluto.]]
*Il cosiddetto [[animale]] «eroico» è quello che, dopo introdotto nel terreno sacrificale, è quivi ucciso, messo a punto e mangiato dalla ruota. Quando invece l’animale che si offre al Dio, tutto intero o in parte, è stato ucciso altrove, esso vien chiamato «animale esteriore». (2013, 52b-54a)
*Esponiamo dunque la proiezione concernente i princìpi. Sin alla caviglia v’è la terra, che occupa quattro dita. I (ventitré) princìpi dalla terra alla materia occupano due dita ciascuno, coi quali si è arrivati sei dita sopra l’ombelico, per complessive quarantasei dita. I sei princìpi dall’anima alla «forza» occupano ciascuno tre dita e si giunge, con essi, fino alla gola, per un totale di diciotto dita. I quattro princìpi da māyā a SadāŚiva occupano quattro dita ciascuno; con essi si giunge fino alla fronte per un insieme di sedici dita. (2013, 101-105)