Aulo Cornelio Celso: differenze tra le versioni

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*I segni poi dell'[[infiammazione]] sono quattro, il rossore, ed il tumore, il calore, ed il dolore.<ref>I quattro segni elencati da Celso: ''rubor'' (rossore), ''calor'' (aumento della temperatura), ''tumor'' (gonfiore) e ''dolor'' (dolore) costituiscono ancora oggi i [[w:Infiammazione#Segni_cardinali_di_infiammazione_acuta|segni cardinali dell'infiammazione acuta]]. Ad essi è stato aggiunto però un quinto segno, la ''functio laesa'', l'inibizione della funzionalità dell'area colpita.</ref> (libro III, capitolo X, p. 157)
*I [[brivido|brividi]] di freddo precedono soprattutto quelle febbri, che hanno un periodo definito e rimettono compiutamente e però sono più sicure e danno più luogo all'azione de' rimedii. (libro III, capitolo XII, p. 158)
*Bisogna innanzi tutto esaminare se coloro che sono preoccupati da un'idea dominante, sieno tristi o allegri; perchèperché nel primo caso giova purgarli coll'[[elleboro]] nero, nel secondo conviene provocare il vomito coll'elleboro bianco, e se ricusano di prenderlo in bevanda si riunisce al pane, perchèperché più facilmente sieno gabbati. Imperocché ove questi rimedii produrranno un'evacuazione abbondante il morbo ne sarà in gran parte alleviato. E però anche se la prima volta l'elleboro avrà poco giovato, bisogna ripeterlo dopo qualche tempo. (libro III, capitolo XVIII; p. 166)
*La terza specie è la più pericolosa di tutte, ed è chiamata da Greci ''[[tubercolosi|tisi]]''. Ha origine quasi sempre dal capo, indi la distillazione passa al polmone, e ne segue l'ulcerazione di quest'organo, dal che sorge una leggera febbretta, la quale, anche cessando, ricomparisce, si manifesta tosse frequente, e vi è espettorazione marciosa e talvolta ancor sanguigna, e talvolta ancora sanguigna. Se la materia espettorata si pone sul fuoco esala un cattivo odore; e perciò coloro che dubitano della natura della malattia fanno uso di questo segno. (libro III, capitolo XXII, p. 174)
*Fra' morbi conosciutissimi avvi anche quello chiamato [[epilessia|comiziale o maggiore]]. L'uomo che n'è sorpreso in un subito stramazza; caccia schiuma dalla bocca; e quindi dopo qualche tempo ritorna in sé, e si rialza da lui solo. Esso travaglia più spesso gli uomini che le donne. In genere suol essere cronico, e durare fino alla morte, senza essere pericoloso per la vita, comunque talvolta quando è recente possa anche uccidere: e spesso, quando i rimedii non lo guariscono, questo morbo viene dissipato ne' giovinetti dal primo uso de' venerei diletti, e nelle donzelle dalla comparsa de' mestrui. (libro III, capitolo XXIII, p. 177)
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*Innanzi tutto convien ricordare il [[colera]], il quale può riguardarsi come morbo comune allo stomaco ed agl'intestini. Imperocchè avvi contemporaneamente scioglimento di ventre e vomito, ed inoltre vi è rigonfiamento per i fiati, e tormini intestinali, la bile esce fuori con impeto dalla parte superiore e dall'inferiore, in sul principio simile all'acqua, indi come se in essa siesi lavata la carne, talvolta è bianca, non di rado nera, o anche di svariato colore. E perciò dalla bile appunto i Greci chiamarono questo morbo ''coléra''. Oltre a' segni de' quali sopra ho discorso, spesso ancora si aggiungono le contrazioni alle gambe o alle braccia, una sete ardente, ed i deliquii: né sorprende se concorrendo questi segni tutti, l'infermo muore in breve tempo. (libro IV, capitolo XVIII, p. 202)
*La [[diarrea]] è malattia ancor più leggiera quando è recente. In essa le dejezioni del ventre sono più liquide e più frequenti del solito, talora accompagnate da tollerabile dolore, ed altre volte con dolore più intenso, il che la rende più grave. Ma la diarrea che dura un giorno solo spesso è in vantaggio della sanità; e talvolta giova anche quella di più lunga durata, quando non vi è febbre, e quando cessa fra sette giorni. (libro IV, capitolo XXVI, pp. 208-209)
*{{NDR|Sull'[[isteria|isterismo]]}} Le donne poi van soggette a violento male che loro viene dall'utero, il quale al pari dello stomaco o infermasi esso stesso, o fu infermare tutto il corpo. Ed arriva talvolta fino ad abbattere in modo da stramazzare l'inferma come se fosse sorpresa da morbo comiziale. Tuttavia queste due affezioni presentano tale differenza, che in questo caso gli occhi travolgonsi, esce schiuma dalla bocca, avvi convulsione; ma soltanto assopimento. Questo stato ritornando frequentemente presso alcune donne rimane per tutta la vita.
*Più frequenti poi e poi più ostinati sono i vizii delle articolazioni dei mani e piedi, che sogliono avvenire nella [[gotta|podagra]] o nella chiragra. Esse raramente si sogliono manifestare ne' castroni, ne' giovanetti prima di usare il coíto e, nelle donne, nelle quali non siensi soppressi i mestrui. Apena cominciano a sentir gl'indizi del male convien usar il salasso; poiché questo mezzo quando è eseguito sollecitamente fin dal principio, spesso rende l'infermo libero dal male per un anno, e talora anche per tutta la vita. Alcuni parimenti, essendosi alimentati di solo latte asinino, si liberarono da questo male per tutta la vita. Alcuni altri, ottenero di star tranquilli per sempre, usando temperanza per un anno intero dal vino, dal vino melato e dalla venere. (libro IV, capitolo XXXI, p. 213)
*Dalle lesioni prodotte da cagione esterna, bisogna passare a quelle che nascono dall'interno per corruzione di qulache parte del corpo. Tra le quali non avvenne alcuna peggiore del [[antrace|carboncello]]. I suoi caratteri sono: si presenta un arrossimento sul quale appariscono pustule poco elevate, soprattutto nere, talvolta lividastre o pallide, le quali sembrano contener sanie; il colore sottoposto è nero, e l'ambito del luogo affetto è arido e più duro del normale con all'intorno una specie di crosta cinta da infiammazione; la cute della parte affetta non può distaccarsi, ma sembra quasi aderente a' sottoposti tessuti; apparisce la sonnolenza, non di raro si manifestano orripilazioni o febbre, ovvero gli uni e l'altra. (libro V, capitolo XXVIII, p. 266)
*La [[scabbia]] poi è una scabrosità della cute, di color rosse, dalla quale nascono delle pustole alcune umide ed altre secche. Esce da alcune della sanie, la quale produce una diffusa esulcerazione pruriginosa, che in taluni serpreggia rapidamente. Inoltre in alcuni il male cessa interamente in altri ricomparisce in un certo tempo dell'anno. (libro V, capitolo XXVIII, p. 278)
*Una terza malattia dell'ano è quella che i Greci chiamano ''[[emorroidi]]'', e consiste in alcuni rigonfiamenti delle estremità delle vene, che estuberano come capezzoli, e spesso gemono sangue. [...] In taluni la soppressione del flusso emorroidario non è senza pericolo, perchèperché avviene senza risentirne debolezza e quindi è da ritenersi come una purga, e non come un morbo. Per tal ragione alcuni guariti dalle emorroidi, non avendo più esito il sangue questo si getta sul petto o su' visceri, e vi produce istantanee e gravissime malattie. (libro VI, capitolo XVIII, p. 314)
*Fa d'uopo che il [[chirurgia|Chirurgo]] sia giovane o prossimo alla gioventù; che sia di mano pronta, ferma e non mai tremante, e che abbia l'attitudine di servirsi non sonolo della destra, ma anche della sinistra mano; che abbia vista penetrante e chiara; che sia d'animo intrepido, e tanto pietoso quanto basti ad essere spinto a salvare colui che prese in cura, e non tanto da farsi commuovere in modo da usare maggiore precipitazione di ciò che conviene, ovvero di tagliare meno di quanto fa bisogno; ma tutto faccia come se non ricevesse alcuna impressione del pianto altrui. (libro VII, capitolo I, p. 318)