Epilessia: differenze tra le versioni

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*Quando poi l'accesso epilettico si approssima scintillano dinnanzi agli occhi certi spettri ora rossi, ora neri, ora di varii colori permisti, come se si scorgesse l'Iride su nel cielo: si sentono de' cattivi odori: risuonano le orecchie: si svolge l'iracondia, e la bile per nulla fortemente si accende. Talchè alcuni per la più lieve cagione, come per sola angoscia dell'animo procombono. [...] Questi segni indicano che nel capo è fissa la radice del male. Ad alcuni però comincia a manifestarsi la sede del male ne' nervi lontani dal capo per i quali esso poscia è tratto in consenso morboso.
*Nell'insulto, appena sviluppasi, l'epilettico giace destituito di sensi: le sue mani si raggruppano e contraggono per la distensione de' nervi: le cosce non solo si divaricano impetuosamente, ma qua e là sono concitate dai rimbalzi tendinosi. Questo genere di calamità può assomigliarsi a quella del toro strangolato. Il collo s'incurva, il capo è in vari modi distorto. Talchè alcuna volta si rende prono come arco, e allora la mascella al petto si fa aderente. Talora è respinto violentemente verso le scapole, come se chi vel traesse a forza pe' capelli: quando infine ora dall'una ora dall'altra parte verso gli omeri si rivolge. I miseri così martoriati spalancano la bocca, la quale hanno arida e con lingua proluberaute, ed esposta cosi ad esser ferita, ed anche totalmente recisa. I denti talora fra se dibattonsi nella convulsione, gli occhi si travolgono, le palpebre amiccando di spesso restano aperte; cosicchè volendole anche serrare, non giungono a connettersi, e l'albuginea sola si vede negli occhi semiaperti e spaventevoli. Le sopraciglia corrugansi talora in modo, che sembrino quelle della collera la più feroce: tal altra sono come stirale da ambi i lati verso le tempia, sì che fanno sparire tutte le rughe della fronte, e ne rendono la cute pellucida e distesa.
*Nel mentre che per questo modo il male si arretra e scompare, l'epilettico ritorna in e si rialza. Però liberatosi appena dall'assalto, sente le sue membra fragili, cascanti, è oppresso da un capiplenio, da uno sfiancamento e languore, che bene si annuncia nel suo pallido e sparuto sembiante. L'animo, riconoscendosi, tra per la fatica del morbo o tra per la vergogna di esso, cade in estrema tristezza e melanconia.
 
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