Giancarlo De Cataldo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Automa: Correzione automatica trattini in lineette.
m Automa: Correzione automatica punteggiatura e spazi.
Riga 22:
*Era la prima volta che il Freddo vedeva [[il Terribile]]. Tutti sapevano che aveva cominciato con i furti di automobili, poi era passato allo strozzo e ai bordelli e da lì alle scommesse. Il Terribile era il re dei cani e dei cavalli. Coi soldi del picchetto aveva aperto un paio di macellerie e uno smorzo a Primavalle. Manteneva una quindicina di scagnozzi, ricettava la roba dei cassettari. I Gemito erano la guardia pretoriana: a loro era concesso di esercitare l'estorsione e l'usura in proprio. Il Freddo lo valutò: cervello di gallina e lardo da bue orientale. (pp. 72-73)
*Nelle zone calde, le teste d'uovo del ministero avevano pensato bene di piazzare i soldatini di leva. Magari pure bravi a individuare un terrorista – e come poi? Dalla chioma? Dalla puzza? – ma capaci di farsi passare sotto il naso come niente un etto di roba. Gli sbirri avevano gli occhi iniettati di sangue come dopo un pippatone alla Cristo comanda, ma erano così infoiati di carne brigatista che di tutto il resto si curavano poco o niente. (p. 83)
*Non sarebbe stata la prima volta. Nè l'ultima. Per la paura, o per i soldi, qualcuno disposto a tradire si finisce sempre per trovarlo, a Roma. La [[Sicilia]] era un'altra cosa. Lì non si tradiva. Lì c'era rispetto. Ma pazienza: avrebbero cambiato Roma. Serviva solo un po' di tempo. (p. 90)
*Il Dandi osservava e imparava: [[il Libanese|il Libano]] era un capo nato. Sapeva come tenere a bada i sanguinari e ringalluzzire gli infiacchiti. (p. 98)
*Maggio si era abbattuto su Roma con tutta la violenza della sua inandescente primavera. Ma era uno strano maggio. Triste. In una città sospesa in un'angoscia insonorizzata, come sotto una nevicata di polistirolo. In una città finita sotto una di quelle teche di vetro dove i vecchi tengono l'immagine della Madonna. O di un Cristo con il cuore sanguinante e la faccia di [[Aldo Moro]]. Scialoja sognava Aldo Moro. Milioni di italiani sognavano Aldo Moro. I colleghi sognavano Aldo Moro. Sognavano di fare la stessa fine dei cinque martiri di via Fani. (p. 100)