Gilbert Keith Chesterton: differenze tra le versioni

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*Forse mai dall'inizio del mondo vi è stata un'epoca che avesse meno diritto di usare la parola "progresso" dell'epoca attuale. (p. 26)
*"Progresso" è una parola sacra, che può essere usata propriamente solo da fervidi credenti in epoche di fede. (p. 27)
*Il noioso, con il suo brillante entusiasmo e la sua solenne felicità può, in un certo senso, essersi rivelato poetico. (p. 29)
*Al mondo non esistono argomenti poco interessanti; possono esistere solo persone poco interessate. (p. 29)
*Il noioso, con il suo brillante entusiasmo e la sua solenne felicità può, in un certo senso, essersi rivelato poetico. L'annoiato si è sicuramente rivelato prosaico. Potremmo, senza dubbio, trovare seccante contare tutti i fili d'erba o tutte le foglie sugli alberi; certo non per eccessiva baldanza o gaiezza, ma piuttosto per mancanza di esse. Il noioso vi si dedicherebbe, baldanzoso e gaio, trovando i fili d'erba splendidi come le spade di un esercito. Il noioso è più forte e più gioioso di noi; è un semidio, o meglio, un dio. (p. 29)
*Sono gli dèi a non stancarsi dell'iterazione delle cose; per loro, il crepuscolo è sempre nuovo e l'ultima rosa è rossa come la prima. (p. 29)
*La brutale quiete della Natura, la fervida astuzia dell'uomo, il più forte dei metalli terrestri, il più bizzarro degli elementi terrestri, l'invincibile ferro domato dal suo unico conquistatore, la ruota e il vomere, la spada e il maglio a vapore, lo schieramento degli eserciti e l'intero mito delle armi, tutte queste cose sono scritte, in modo assai schematico ma molto comprensibile, sul biglietto da visita del signor Smith. Eppure i nostri romanzieri chiamano i loro eroi "Aylmer Valence", che non ha alcun significato, o "Vernon Raymond", altrettanto privo di significato, quando potrebbero dar loro il sacro nome di Smith, nome che sa di ferro e fuoco. (p. 30)
*Imbucare una lettera e sposarsi sono tra le poche cose ancora assolutamente romantiche, perché per essere assolutamente romantica una cosa deve essere irrevocabile. (p. 31)
*Nell'istante in cui abbiamo una visione dell'universo, lo possediamo. (p. 32)
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*Il giramondo vive in un mondo più piccolo rispetto al contadino, respirando sempre un'aria locale. Londra è un luogo, paragonata a Chicago; Chicago è un luogo, paragonata a Timbuctù. Ma Timbuctù non è un luogo, perché almeno laggiù vivono uomini che la considerano l'universo e che respirano non un'aria locale, ma i venti del mondo. (p. 37)
*L'uomo sulla nave da crociera ha visto tutte le razze umane e pensa alle cose che dividono gli uomini: alimentazione, abbigliamento, decoro, anelli al naso come in Africa o alle orecchie come in Europa, vernice blu tra gli antichi e vernice rossa tra i britannici moderni. L'uomo nel campo di caboli non ha visto nulla, ma pensa alle cose che uniscono gli uomini: la fame, i figli, la bellezza delle donne, la promessa o la minaccia del cielo. (p. 37)
*È sicuramente inebriante sfrecciare per il mondo in automobile vedendo l'Arabia come un vortice di sabbia o la Cina come un lampo di risaie. Ma l'Arabia non è un vortice di sabbia e la Cina non è un lampo di risaie. Sono antiche civiltà con strane virtù sepolte come tesori. Se desideriamo conoscerle, non dev'essere come turisti o investigatori, ma con la lealtà dei bambini e la grande pazienza dei poeti. Conquistare questi luoghi significa perderli. (p. 38-39)
*Immersa in questa enorme illusione del pianeta cosmopolita, con i suoi imperi e la sua agenzia Reuter, la vita reale dell'uomo procede occupandosi di quest'albero o di quel tempio, di questo raccolto o di quel canto bacchico, totalmente incompresa, totalmente inviolata. E dal suo splendido provincialismo osserva, forse con un sorriso divertito, la civiltà dell'automobile incedere trionfante, più veloce del tempo, consumando spazio, vedendo tutto e non vedendo nulla, continuando a ruggire fino alla conquista del sistema solare, solo per scoprire il sole londinese e le stelle di periferia. (p. 39)
*Il detto "la regola d'oro è che non esistono regole d'oro" può in realtà essere confutato semplicemente rovesciandolo. Il fatto che non esistano regole d'oro è già di per sé una regola d'oro. È anzi molto peggio di una regola d'oro: è una regola ferrea, un ostacolo al primo movimento dell'uomo. (p. 46)
*Quando vediamo davvero gli uomini per come sono, non li critichiamo ma li veneriamo; e a buon diritto. Poiché un mostro con occhi misteriosi e pollici miracolosi, con strani sogni in testa e un curioso affetto per un certo luogo o una certa creatura, è un tema splendido e spaventoso. È solo l'arbitraria e moralistica abitudine del raffronto con qualcos'altro che ci permette di sentirci a nostro agio dinanzi a lui. Un senso di superiorità ci mantiene freddi e pratici; i meri fatti ci farebbero tremare le ginocchia come in preda a un timore religioso. È un fatto che ogni istante di vita cosciente è un prodigio inimmaginabile. È un fatto che ogni volto che incontriamo per strada ha l'incredibile imprevedibilità di una fiaba. (pp. 47-48)
*L'uomo che disse: "Beato colui che non si aspetta nulla, perché non verrà dluso", fa una lode alquanto inadeguata e addirittura fasulla. La verità è: "beato colui che non si aspetta nulla, perché verrà piacevolmente sorpreso". L'uomo che non si aspetta nulla vede le rose più rosse rispetto agli uomini comuni, l'erba più verde e il sole più abbagliante. Beato colui che non si aspetta nulla, perché possiederà le città e le montagne; beato il mite, perché erediterà la terra. (pp. 48-49)
*La cosa preziosa e adorabile ai nostri occhi è l'[[uomo]], il vecchio uomo combattivo, debole, dissoluto e rispettabile che beve birra e inventa credi. E le cose fondate su questa creatura rimangono in eterno; le cose fondate sulla fantasia del Superuomo sono morte con le civiltà morenti che da sole le hanno create. Quando Cristo in un momento simbolico fondò la Sua grande società, scelse come pietra angolare non il brillante Paolo né il mistico Giovanni, ma un arruffone, uno snob, un codardo, in una parola: un uomo. E su questa pietra Egli ha costruito la Sua [[Chiesa]], su cui le porte dell'inferno non hanno avuto la meglio. Tutti gli imperi e tutti i regni hanno fallito a causa di questa perenne debolezza innata, ossia che furono fondati da uomini forti e su uomini forti. Ma quest'unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole e per tale ragione è indistruttibile. Perché nessuna catena è più forte del suo anello più debole. (p. 50)
*Finché non comprendiamo che le cose potrebbero non essere, non possiamo comprendere che le cose sono. Finché non vediamo l'ombra dell'oscurità, non possiamo ammirare la luce come cosa unica e creata. Appena vediamo l'oscurità, ogni luce è splendente, improvvisa, accecante e divina. Finché non rappresentiamo l'inesistenza, sottovalutiamo il trionfo di Dio e non possiamo comprendere nessuno dei trofei della Sua antica guerra. Uno dei milioni di folli scherzi della verità è che non conosciamo nulla finché non conosciamo il nulla. (p. 49)
*La cosa preziosa e adorabile ai nostri occhi è l'[[uomo]], il vecchio uomo combattivo, debole, dissoluto e rispettabile che beve birra e inventa credi. E le cose fondate su questa creatura rimangono in eterno; le cose fondate sulla fantasia del Superuomo sono morte con le civiltà morenti che da sole le hanno create. Quando Cristo in un momento simbolico fondò la Sua grande società, scelse come pietra angolare non il brillante Paolo né il mistico Giovanni, ma un arruffone, uno snob, un codardo, in una parola: un uomo. E su questa pietra Egli ha costruito la Sua [[Chiesa]], su cui le porte dell'inferno non hanno avuto la meglio. Tutti gli imperi e tutti i regni hanno fallito a causa di questa perenne debolezza innata, ossia che furono fondati da uomini forti e su uomini forti. Ma quest'unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole e per tale ragione è indistruttibile. Perché nessuna catena è più forte del suo anello più debole. (p. 50)
*Dovremmo interessarci al lato più oscuro e reale di un uomo, in cui risiedono non i vizi che mostra, ma le virtù che non può mostrare. (p. 53)
*La verità è che non vi è nulla per cui gli uomini siano disposti a compiere forzi erculei più delle cose di cui sanno di non essere degni. (p. 54)
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*Il forte non può essere coraggioso. Solo il debole può esserlo. (p. 66)
*Nel corso del nostro anno triste e razionale, sopravvive una sola festività tra le antiche e allegre ricorrenze un tempo diffuse in tutto il mondo. Il [[Natale]] continua a ricordarci le epoche, pagane o cristiane, in cui invece di poche persone che scrivevano poesie, ve ne erano molte che le recitavano. (p. 76-77)
*La realtà è che gli uomini diventano avidamente e ineffabilmente materialisti solo per le cose spirituali. Togliete il credo niceno e cose simili, e farete uno strano torto ai venditori di salsicce. Togliete la strana bellezza dei santi e quel che rimarrà sarà la ben più strana bruttezza di Wandsworth. Togliete il soprannaturale e quel che rimarrà sarà l'innaturale. (p. 76)
*Bevi perché sei felice, ma mai perché sei triste. Non bere mai quando non farlo ti rende infelice, o sarai come il bevitore di gin dal volto tetro dei bassifondi; ma se bevi quando saresti felice anche senza bere sarai come l'allegro contadino italiano. Non bere mai perché ne hai bisogno, poiché questo è un atto razionale che ti porta dritto alla morte e all'inferno. Ma bevi perché non ne hai bisogno, poiché questo è un atto irrazionale e l'antica salute del mondo. (p. 82)
*La grande [[gioia]] non raccoglie boccioli di rosa finché può; i suoi occhi sono fissi sula rosa immortale descritta da Dante. La grande gioia ha in sé il senso dell'immortalità; lo splendore stesso della giovinezza sta nella sensazione di avere lo spazio necessario per distendere le gambe. (p. 85)
*Un uomo può avere un momento di estasi nel primo amore, o un momento di vittoria in battaglia. L'innamorato gode di quel momento ma, in realtà, non per amore di quel momento. Ne gode per amore della donna o per amor proprio. Il guerriero gode di quel momento, ma non per amore di quel momento; ne gode per amor di bandiera. La causa che la bandiera rappresenta può essere sciocca o effimera; l'amore può essere un'infatuazione e durare una settimana. Ma per il patriota la bandiera è eterna; per l'innamorato il suo amore è qualcosa che non può finire. Questi momenti sono carichi di eternità; questi momenti sono gioiosi perché non sembrano transitori. (p. 85-86)
*L'[[uomo]] non può amare le cose mortali. Può amare solo, per un istante, le cose immortali. (p. 86)
*Il culto del [[successo]] è l'unico di tutti i possibili culti di cui si possa dire che i suoi seguaci sono condannati a diventare schiavi e codardi. (p. 95)
*Quando il trionfo è il metro di giudizio di ogni cosa, gli uomini non sopravvivono mai abbastanza a lungo da trionfare. Finché la vita è piena di [[speranza]], la speranza è una mera lusinga o un cliché; è solo quando tutto è disperato che la speranza comincia a diventare vera forza. Come tutte le virtù cristiane, è tanto irragionevole quanto indispensabile. (p. 95)
*L'unico genere di [[semplicità]] che vale la pena preservare è la semplicità del cuore, la semplicità che accetta e gode. Se può esservi un ragionevole dubbio su quale sistema permetta di preservarla, non ve ne è alcuno sul fatto che un sistema della semplicità la distruggerebbe. Vi è più semplicità nell'uomo che mangia caviale per impulso che nell'uomo che mangia cereali per principio. (p. 110)
*L'avventura suprema è nascere. È allora che cadiamo improvvisamente in una splendida e sorprendente trappola. È allora che vediamo davvero qualcosa che non abbiamo mai sognato prima. Nostro padre e nostra madre stanno in agguato attendendo il nostro arrivo per poi avventarsi su di noi come briganti sbucati dalla macchia. Nostro zio è una sorpresa. Nostra zia è, per usare una bella espressione comune, un fulmine a ciel sereno. quando nascendo, entriamo in famiglia, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo dotato delle sue strane leggi, un mondo che non potrebbe fare a meno di noi, un mondo che esisteva prima di noi. In altre parole, quando entriamo in famiglia, entriamo in una fiaba. (p. 153-154)
*Un buon romanzo ci svela la verità sull'eroe, ma un cattivo romanzo ci svela la verità sull'autore. (p. 157)
*L'uomo può essere definito un animale che fa dei dogmi. (p. 224 cap. XX)