Paolo Rumiz: differenze tra le versioni

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*Mi chiedo se la [[forza]] del racconto non nasca nell'[[uomo]] da millenni di cammino, se il narrare (assieme al cantare) non nasca dall'andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più. (da ''È Oriente'')
*Prendo l'unica decisione possibile: consumare un distacco dal [[libro]]. Temporaneo, almeno. Spesso ho sofferto per il fascino pervasivo della parola scritta che mi impediva di partire, imbrigliando la fantasia narrabonda. Il libro è come il padre: ti svezza, ti irrobustisce, ti fa crescere dentro la curiosità del mondo, ma è anche una trappola che ti spinge ad accontentarti delle meraviglie che contiene. Per partire devi talvolta rinnegare il padre, perché non puoi affrontare il mondo col suo peso sulle spalle. (da ''Annibale'')
* L'Italia, sappiatelo, finisce a Mestre. Solo che da lì non comincia l'efficienza mitteleuropea. Sul binario per Trieste cominciano i Balcani. A Mestre i rapidi diventano accelerati, i treni "corriere sostitutive", il percorso una spola fra stazioncine perse nel buio. (da ''È Oriente'')
*Sono su un Orient Express che non è un espresso e non è nemmeno Oriente. In [[Europa]] l'Oriente non c'è più, l'hanno bombardato a Sarajevo, espulso dal nostro immaginario, poi l'hanno rimpiazzato con un freddo monosillabo astronomico: 'Est'. Ma l'Oriente era un portale che schiudeva mondi nuovi, l'Est è un reticolato che esclude. (da ''È Oriente'')
*Per gli italiani, la ferrovia resta cosa da immigrati e da poveracci. Guardate [[Bergamo]], città ricchissima. Ha una stazione da Terzo Mondo. (da ''L'Italia in seconda classe'')