Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

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*... e allora il compagno mi spiegò che non occorreva aspettar tanto dato che uno poteva arrangiarsi da solo facendo così e così e se volevo provare non avevo che da andare al gabinetto e chiudermi dentro, e naturalmente lo feci subito poiché c'era tutto quel groviglio torbido dell'Es che premeva per sopraffarmi e in verità ciò che provai nelle solitarie manovre fu un piacere tale da sconvolgere la mia fragile costruzione etica, uno partiva dalla parte più impura e peccaminosa del corpo e si innalzava davvero fino alle soglie del paradiso ma poi precipitava giù con la propria coscienza devastata dal peccato e dalla vergogna, come si sarebbe potuto più andare in chiesa e farsi vedere da Dio, benché Dio fosse lì a guardare anche nei gabinetti o la sera nel letto quando spegnevano la luce grande della camera e l'assistente si ritirava dietro la sua tenda nell'angolo , o in qualsiasi altro luogo dove uno commettesse peccato o ne parlasse o ne pensasse compiacendosene, sempre Dio onnipotente era lì a condannare e io non osavo più alzare gli occhi al tabernacolo sull'altare maggiore o anche solo al lumicino che indicava la presenza di Gesù nel Sacramento se prima almeno non mi ero confessato dei miei orrendi peccati, fortuna che c'era la confessione per mondarsi l'anima... (pag. 325)
*... ed è sbagliato vero, è sbagliato rubare e pure da parte tua è sbagliato, ma perché mi hai messo al mondo allora perché, per ingannarmi e farmi soffrire, io non volevo non volevo, cerco intorno senza trovare uno scopo per la mia vita e solo leggendo mi sembra di vivere, leggendo storie meravigliose che a me non potranno mai accadere, vivo la vita degli altri senza trovare la mia, dov'è la mia vita Natascia o la mia vita Sonia, dove sono Nerina e Silvia dei miei rimpianti, penso e penso e non ho nessuno e piango molte volte di completa infelicità quando vado solo per sentieri di campagna con la bicicletta da donna e sale la luna sulla sconfinata pianura, la luna grande contro i pioppi scuri e i platani e i salici, e grilli tutto intorno e un usignolo qua e uno là ma come dappertutto... (pag. 334)
*... e io dico con l'anima in tumulto perché non rendi poi quel che prometti allor, Dio santo non ho neanche quattordici aanianni e ho già una così grande voglia di morire, cosa faccio al mondo io cosa faccio, amo amo amo così miseramente e immensamente che non ho coraggio di fissare un oggetto per il mio amore, e poi il mio è amore amarezza amore rinuncia, ora case e uomini sono lontani e posso cantare senza che nessuno ascolti Sei bella quanto sei bugiarda e sciocca un fiore avvelenato è la tua bocca, anche questo mi fa piangere come la ricordanza acerba e un canto che s'udia per li sentieri lontanando morire a poco poco... (pag. 334)
*... ma nel mio inconscio c'era qualcosa che diceva sta' a vedere che sei capace di scrivere opere d'arte proprio tu che al bar Venezia t'impappinavi a dire la poesia, ricordati come t'impappinavi, e in realtà nei momenti di maggiore assennatezza io temevo molto di non essere adatto a scrivere capolavori però non potevo mica ammetterlo così alla buona, dovevo per forza trovare una scusa e non c'era mi pare scusa più bella della malattia, ed ecco quindi il semplice congegno per cui l'ambizione di scrivere un capolavoro alimentava il male, e invero finché non fossi riuscito a soffocare quella smania di gloria ancorché postuma era del tutto improbabile che riuscissi a raggiungere la condizione spirituale diciamo pure media che per me avrebbe significato la guarigione ossia la riattivazione o meglio ancora la ricostruzione di un Io ragionevole armonicamente collegato con l'Es da una parte e con un più condiscendente Super-Io dall'altra... (pag. 368)
*...insomma ciò che importa raggiungere è una serena valutazione di sé stesso nei confronti della realtà, cosa tuttavia più facile da dire che da fare dato che velocemente cambiamo noi e insieme ovverosia contemporaneamente cambia anche la realtà la quale poi è costituita da infinite cose in perenne mutamento e inoltre da alcuni milioni o miliardi di individui ognuno in rapida trasformazione e impegnato nel correre dietro per conto suo alla mutevole realtà, sicché questo mondo sarebbe proprio una bella girandola da matti se non intervenisse l'arte del compromesso che sarebbe poi la rinuncia alla pretesa di fare cose perfette che com'è noto non sono di questo mondo e facilmente neppure dell'altro... (pp. 402 - 403)