Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 26:
* ... e del resto io sempre con la collaborazione di questa figlia vado approfondendo parecchio la natura del rapporto tra padri e figli, ossia i figli non devono far nulla in cambio dell'amore dei padri dato che il loro unico dovere è di esistere in buona salute possibilmente, poiché io vedendo mia figlia sana provo una gioia grandissima eppertanto è chiaro che lei mi rende contento senza fare assolutamente nulla, cioè facendo il proprio bene se non addirittura i propri comodi, in conclusione l'amore di un padre è un motus animi che riceve in sé stesso ogni possibile ricompensa, o anche si potrebbe dire che è una strada a senso unico per la quale le generazioni si succedono, e vi si potrebbe perfino trovare una concreta analogia con la vita medesima che non contempla ritorni... (pagg. 219 - 220).
*...quanti peccati Dio mio quanti peccati, non finirò mai ma gli altri perché non scontano, questo vorrei sapere perché non scontano gli altri, davvero vorrei sapere se io sono tra tutti gli uomini il più grande peccatore oppure se qualcosa non funziona proprio contro di me in questo deforme ingranaggio di giustizia, pur che ci sia giustizia e non caso e non caos, dove troviamo le ragioni metafisiche vorrei sapere, dove ci può essere un Dio giustizia così sbagliato poiché vi è bene chi più di me odia e calpesta e ha il cuore arido, ecco dunque che non sarebbe possibile un ingranaggio trascendentale neppure riferito al padre mio, gli dei hanno un'imperturbabilità remota insegnava [[Lucrezio]], e i defunti a quanto ci è dato di capire stanno anche peggio, sicché non rimane da pensare se non in termini di sfortuna e organicità, ci possono ben essere in me fibre nervose che nessun altro essere vivente possiede... (pp. 234 - 235)
*... e allora il compagno mi spiegò che non occorreva aspettar tanto dato che uno poteva arrangiarsi da solo facendo così e così e se volevo provare non avevo che da andare al gabinetto e chiudermi dentro, e naturalmente lo feci subito poiché c'era tutto quel groviglio torbido dell'Es che premeva per sopraffarmi e in verità ciò che provai nelle solitarie manovre fu un piacere tale da sconvolgere la mia fragile costruzione etica, uno partiva dalla parte più impura e peccaminosa del corpo e si innalzava davvero fino alle soglie del paradiso ma poi precipitava giù con la propria coscienza devastata dal peccato e dalla vergogna, come si sarebbe potuto più andare in chiesa e farsi vedere da Dio, benché Dio fosse lì a guardare anche nei gabinetti o la sera nel letto quando spegnevano la luce grande della camera e l'assistente si ritirava dietro la sua tenda nell'angolo , o in qualsiasi altro luogo dove uno commettesse peccato o ne parlasse o ne pensasse compiacendosene, sempre Dio onnipotente era lì a condannare e io non osavo più alzare gli occhi al tabernacolo sull'altare maggiore o anche solo al lumicino che indicava la presenza di Gesù nel Sacramento se prima almeno non mi ero confessato dei miei orrendi peccati, fortuna che c'era la confessione per mondarsi l'anima... (pag. 325)
*... ed è sbagliato vero, è sbagliato rubare e pure da parte tua è sbagliato, ma perché mi hai messo al mondo allora perché, per ingannarmi e farmi soffrire, io non volevo non volevo, cerco intorno senza trovare uno scopo per la mia vita e solo leggendo mi sembra di vivere, leggendo storie meravigliose che a me non potranno mai accadere, vivo la vita degli altri senza trovare la mia, dov'è la mia vita Natascia o la mia vita Sonia, dove sono Nerina e Silvia dei miei rimpianti, penso e penso e non ho nessuno e piango molte volte di completa infelicità quando vado solo per sentieri di campagna con la bicicletta da donna e sale la luna sulla sconfinata pianura, la luna grande contro i pioppi scuri e i platani e i salici, e grilli tutto intorno e un usignolo qua e uno là ma come dappertutto... (pag. 334)
*... e io dico con l'anima in tumulto perché non rendi poi quel che prometti allor, Dio santo non ho neanche quattordici aani e ho già una così grande voglia di morire, cosa faccio al mondo io cosa faccio, amo amo amo così miseramente e immensamente che non ho coraggio di fissare un oggetto per il mio amore, e poi il mio è amore amarezza amore rinuncia, ora case e uomini sono lontani e posso cantare senza che nessuno ascolti Sei bella quanto sei bugiarda e sciocca un fiore avvelenato è la tua bocca, anche questo mi fa piangere come la ricordanza acerba e un canto che s'udia per li sentieri lontanando morire a poco poco... (pag. 334)