Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

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*[[Ernest Hemingway|Hemingway]] diceva che uno scrittore, se è abbastanza buono, deve misurarsi ogni giorno con l'eternità, o con l'assenza di eternità. io non posso giurare d'essere uno scrittore abbastanza buono, però la fatica di misurarmi con l'eternità o, peggio, con l'assenza di eternità, la conosco anch'io. (da prefazione a ''Anonimo veneziano'')
*Il profilo biografico {{NDR|''Enrico Mattei''}} [...] che ora al fondatore dell'ENI dedica [[Nico Perrone]], uno studioso di storia che da giovane fu nello staff di [[Enrico Mattei|Mattei]], ha il merito di ricondurre l'attenzione sugli anni in cui l'industria di stato era centrale nell'economia del paese. Va subito detto che l'occhio con cui Perrone segue l'avventura di Mattei è più che indulgente: fra il biografo e il suo personaggio il lettore avverte una consonanza profonda. Non che Perrone trascuri i lati più dubbi e discussi di Mattei [...] ma nel suo racconto questi elementi occupano uno spazio minore rispetto alla battaglia personale che Mattei condusse per l'autonomia dell'Italia in campo energetico. Nel clima del dopoguerra, parve subito a Mattei che l'AGIP (l'ente petrolifero italiano) fosse tutt'altro che una realtà modesta o, peggio ancora, da smantellare. Colpiscono, in particolare, gli accenti nazionalistici con cui Mattei esortava all'impegno economico. (da ''La Stampa'', 22 febbraio 2001)
 
==''La cosa buffa''==
===[[Incipit]]===
In quel tempo di mezzo inverno benché si recasse ogni pomeriggio di sole sulla terrazza del Caffè alle Zattere, vale a dire in un luogo per niente spiacevole e anzi rallegrato dalle scarse cose liete che si possono trovare in una città umida qual è Venezia durante la brutta stagione, Antonio aveva soprattutto voglia di morire.
 
===Citazioni===
*Se la [[vita]] fosse fatta soltanto di sogni e di fervori chiunque purché dotato d'un po' di fantasia potrebbe campare beato e contento... (p. 117)
 
==''Anonimo veneziano''==
===[[Incipit]]===
Sfumata in un residuo di nebbia che non ce la faceva né a dissiparsi né a diventare pioggia, un po' disfatta da un torpido scirocco più atmosfera che vento, assopita in un passato di grandezza e splendore e sicuramente anche d'immodestia confinante col peccato, la città era piena di attutiti rumori, di colori stagnanti nel culmine d'una marea pigra.
 
===Citazioni===
*Non mi leggi in viso i segni del destino? La gloria, ad esempio. O anche la morte. Tanto, l'una vale l'altra, almeno per chi crepa. (p. 19)
*Io sono stato sempre favorevole alla [[scuola]] pubblica. La scuola privata è un anacronistico privilegio. (p. 20)
*In questo paese, chi ha più soldi ha più ragione. (p. 65)
 
==''La cosa buffa''==
===[[Incipit]]===
In quel tempo di mezzo inverno benché si recasse ogni pomeriggio di sole sulla terrazza del Caffè alle Zattere, vale a dire in un luogo per niente spiacevole e anzi rallegrato dalle scarse cose liete che si possono trovare in una città umida qual è Venezia durante la brutta stagione, Antonio aveva soprattutto voglia di morire.
===Citazioni===
*Se la [[vita]] fosse fatta soltanto di sogni e di fervori chiunque purché dotato d'un po' di fantasia potrebbe campare beato e contento... (p. 117)
 
===Citazioni sul libro===