Antico Testamento: differenze tra le versioni

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*Come un'[[aquila]] incita la sua nidiata e aleggia sopra i suoi piccoli, così egli spiega le ali, lo prende e lo porta sulle sue penne. (''Deuteronomio'', 32, 11)
*Quando furono giunti {{NDR| Sansone ed i suoi genitori}} alle vigne di Timna, ecco un [[leone]] venirgli incontro ruggendo. Lo spirito del Signore lo {{NDR|Sansone}} investì e, senza niente in mano squarciò il leone come si squarcia un capretto. […] Dopo qualche tempo [...] uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco, nel corpo del leone c'era uno sciame d'[[ape|api]] e il [[miele]]. [...] Sansone disse loro {{NDR|ai Filistei}}: «Voglio proporvi un indovinello» [...] Egli disse loro: «Dal divoratore è uscito il cibo | e dal forte è uscito il dolce» [...] Gli uomini della città, il settimo giorno, prima che tramontasse il sole, dissero a Sansone: «Che c'è di più dolce del miele? | Che c'è di più forte del leone?» (''Giudici'', 14, 5 –18)
*Dei tuoi beni fa' [[elemosina]]. Non distogliere mai lo [[sguardo]] dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo. (''Tobia'', 7 – 11)
*Trovò allora una mascella d'[[asino]] ancora fresca, stese la mano, l'afferrò ed uccise con essa mille uomini. Sansone disse: «''Con la mascella dell'asino | li ho ben macellati! | Con la mascella dell'asino | ho colpito mille uomini!''» quando ebbe finito di parlare gettò via la mascella; per questo quel luogo fu chiamato ''Ramat-Lechi''. (''Giudici'', 15, 15 – 17)
*Va' dalla [[formica]], o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. (''Proverbi'', 6, 6)
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*Guai a coloro che meditano l'iniquità | e tramano il male sui loro giacigli; | alla luce dell'alba lo compiono, | perché in mano loro è il potere. | Sono avidi di campi e li usurpano, | di case, e se le prendono. | Così opprimono l'uomo e la sua casa, | il proprietario e la sua eredità. | Perciò così dice il Signore: | "Ecco, io medito contro questa genìa | una sciagura da cui non potran sottrarre il collo | e non andranno più a testa alta, | perché sarà quello tempo di calamità." (Michea, 2, 1-3)
*Come sono caduti i potenti nel bel mezzo della battaglia! (''Samuele'', I, 25)
*Non fare a nessuno ciò che non piace a te. {{NDR|[[Etica della reciprocità]]}} (''Tobia'', IV, 15)
 
==[[Incipit]] di alcuni libri==
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===''Neemia''===
Parole di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell'anno ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa, Canàni, uno dei miei fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono dalla Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei che erano rimpatriati, superstiti della deportazione, e riguardo a [[Gerusalemme]]. Essi mi dissero: "I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in grande miseria e abbattimento; le mura di Gerusalemme restano piene di brecce e le sue porte consumate dal fuoco". Udite queste parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi giorni, digiunando e pregando davanti al Dio del cielo. E dissi: "Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni l'alleanza e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandi, siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati, che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di mio padre abbiamo peccato. Ci siamo comportati male con te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le decisioni che tu hai dato a Mosè tuo servo. Ricordati della parola che hai affidato a Mosè tuo servo: Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete, anche se i vostri esiliati si trovassero all'estremità dell'orizzonte, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome. Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con grande potenza e con mano forte. Signore, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome; concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare benevolenza davanti a questo uomo". Io allora ero coppiere del re.
 
===''Tobia''===
Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio di Aduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Asiel, della tribù di Nèftali. Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet. Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine. Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future. Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re d'Israele aveva fabbricato in Dan. Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una legge perenne prescritta a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore. Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare. Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e la spendevo ogni anno a Gerusalemme. La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano. Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia.
 
===''Giuditta''===