Giacomo Matteotti: differenze tra le versioni

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*Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora, a voi preparare il discorso funebre per me. (affermazione rivolta ai suoi compagni dopo l'accusa a [[Benito Mussolini|Mussolini]] di elezioni truccate dai fascisti; citato in [[Emilio Lussu]], ''Marcia su Roma e dintorni'', Einaudi, 1976)
*L'economia e la finanza italiana nel loro complesso hanno continuato quel miglioramento e quella lenta ricostruzione delle devastazioni della guerra, che erano già cominciati ed avviati negli anni precedenti; ma ad opera di energie sane del paese, non per gli eccessi o le stravaganze della dominazione fascista; alla quale una sola cosa è certamente dovuta: che i profitti della speculazione e del capitalismo sono aumentati di tanto, di quanto sono diminuiti i compensi e le più piccole risorse della classe lavoratrice e dei ceti intermedi, che hanno perduta insieme ogni libertà e dignità di cittadini. (dall'introduzione a ''Un anno di dominazione fascista'')
 
== Citazioni su Giacomo Matteotti ==
*Di pensiero in pensiero, si trovò avventatamente a dire: «Una cosa cui allora si badò poco: era libero docente di diritto penale all’università di Bologna».
«Chi?» domandò il procuratore.
«Matteotti » disse il giudice: ma dallo sguardo guardingo, e con un che di compassionevole, del procuratore, capì di avergli suscitato, oltre che diffidenza, un sospetto di disordine mentale, di sconnessione. L’argomento era spinoso, spinosissimo; e che c’entrava quel particolare della libera docenza? Ma da quel particolare era rampollata nella mente del giudice una constatazione: che Matteotti era stato considerato, tra gli oppositori del fascismo, il più implacabile non perché parlava in nome del socialismo, che in quel momento era una porta aperta da eui scioltamente si entrava ed usciva, ma perché parlava in nome del diritto. Del diritto penale. (da Porte Di pensiero in pensiero, si trovò avventatamente a dire: «Una cosa cui allora si badò poco: era libero docente di diritto penale all’università di Bologna».
«Chi?» domandò il procuratore.
«Matteotti » disse il giudice: ma dallo sguardo guardingo, e con un che di compassionevole, del procuratore, capì di avergli suscitato, oltre che diffidenza, un sospetto di disordine mentale, di sconnessione. L’argomento era spinoso, spinosissimo; e che c’entrava quel particolare della libera docenza? Ma da quel particolare era rampollata nella mente del giudice una constatazione: che Matteotti era stato considerato, tra gli oppositori del fascismo, il più implacabile non perché parlava in nome del socialismo, che in quel momento era una porta aperta da eui scioltamente si entrava ed usciva, ma perché parlava in nome del diritto. Del diritto penale. (da ''Porte aperte'', [[Leonardp Sciascia]])
 
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