Giancarlo De Cataldo: differenze tra le versioni

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*– Le lacrime del guerriero feriscono le stelle, - sussurrò [[il Nero]], che sembrava avergli letto nel pensiero, - e ritornano sotto forma di stille di sangue. (p. 254)
*Per come la vedeva Freddo, la vendetta doveva essere il collante che il Libanese aveva così tenacemente cercato. Per la vendetta si doveva agire, pensare, vivere, respirare come un organismo unico. (p. 261)
*- Primo: storia di pulle è. E gli uomini d'nore con le pulle non si devo mischiare; tranne che per ficcarisilli. Sgubbàricci picculi è cosa da infami. E noi non siamo infami, siamo persone oneste!<br />- Ci puoi andare a letto, - tradusse il Maestro, intercettando l'occhiata interrogativa del Dandi, - ma non sfruttarle.<br />- Secondo: - riprese il siciliano, - alle migne non si spara. E non perché non se lo meritano, perché cornuti e sbirri sono, e cornuti e sbirri restano, ma perché una migna morta porta più danno che una viva...<br />- Non si spara ai poliziotti se non si hanno le spalle larghe e ben protette, - sintetizzò il Maestro.<br />- Giusto! - proseguì zio Carlo. - È un cacamento di minchia di quelli allucinanti. Macari, è megghiu accattarisillo che astutarci a luce...<br />- Potresti provare a corromperlo, piuttosto, - suggerì il Maestro. (p. 275)
*Quella parola - Mafia - era stato lui a scandirla, forte e chiara, davanti al plotone di giornalisti eccitati. La vanagloria del Procuratore non lo turbava più di tanto. Solo i risultati contavano. I risultati, e il clima che cambiava. La gente doveva rendersi conto che non c'è solo il terrorismo a questo mondo. Il [[terrorismo]] passa. La [[mafia]] resta. Era questo il punto di partenza. (p. 295)
*Ogni dieci-quindici giorni il Sorcio andava da Trentadenari o dal Freddo per assaggiare la roba. Se era [[cocaina|coca]], la leccava sulla punta delle dita. L'[[eroina|ero]] se la iniettava in dosi bassissime, per evitare il rischio di overdose. Come assaggiatore, nessuno poteva stargli alla pari. I suoi giudizi sul grado di purezza e sulle sostanze di taglio potevano sfidare qualunque analisi chimica. (p. 305)