Andrea Pazienza: differenze tra le versioni

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*Andrea Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente chiameremo quella del '77 bolognese. ([[Pier Vittorio Tondelli]])
*[...] la morte di Andrea mi mette spietatamente davanti a questo: il lato negativo di una cultura e di una generazione che non ha mai, realmente, creduto a niente, se non nella propria dannazione... Molti altri, vittime e interpreti di quegli anni, sono scomparsi. C'era qualcosa che non andava allora, ed era il mito dell'autodistruzione. Qualcuno ne è saltato fuori, qualcun altro no e ha pagato carissimo. Ogni vita è quella che doveva essere, scriveva [[Cesare Pavese|Pavese]]. Allora sia resa lode a chi ci sta precedendo lassù. ([[Pier Vittorio Tondelli]])
*C'era una volta e ci sarà sempre Andrea Pazienza, che disegnava sul cielo rubando i colori all'arcobaleno. Era felice il sole d'impastare la luce coi colori, era felice la luna di farli sognare. [...] Quando Andrea se ne andò da questa terra, il cielo pianse lacrime e pioggia, e nell'azzurro sciolse la malinconia. Per fortuna non durò a lungo. Gli passò e quando il sole illuminò una nuvoletta che ballava col vento, si trasformò ridendo in mille facce, animali e cose. Poi sporcandosi d'arcobaleno, macchiava il cielo di mille colori. Il sole pensò: "Adesso il cielo s'infuria.". Ma la musica era cambiata, le nuvole erano in festa e applaudivano quella nuvoletta monella. Allora anche il cielo applaudì con due ali che gli prestò un gabbiano e sorridendo disse: " Pazienza...". (Vincenzo Mollica, dall'introduzione di ''Favole'')
 
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