Joseph Conrad: differenze tra le versioni
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*Ah, ma era già qualcosa, se non altro, di potersi almeno scegliere il proprio incubo! (Marlow: cap. III, 1974, p. 99)
*Che bizzara cosa la vita – questo misterioso congegnarsi di implacabile logica in vista di uno scopo tanto futile. Il piú che se ne possa sperare è una certa qual conoscenza di se stessi – che giunge troppo tardi – e una messe di inestinguibili rimpianti. Ho lottato con la morte. È la contesa meno eccitante che immaginar si possa. Ha luogo in un grigiore impalpabile dove non s'ha più nulla sotto i piedi, nulla tutt'attorno; senza spettatori, senza clamori, senza glorie; senza un gran desiderio di vincere e senza gran paura della sconfitta, in un'atmosfera malaticcia di scetticismo tepido, senza una gran fede nel proprio diritto, e ancor meno in quello dell'avversario. Se questa è la forma suprema della conoscenza, allora la vita è un enigma ancor piú oscuro di quanto non vogliano credere certuni. (Marlow: cap. III, 1974, p. 112)
*I loro portamenti, che erano semplicemente
*Tutto quel che era stato di Kurtz se n'era andato fuori dalle mie mani: la sua anima, il suo corpo, la sua stazione, i suoi progetti, il suo avorio, la sua carriera. Non restava piú che la sua memoria, e la sua fidanzata: e io avevo desiderio di abbandonare anche loro al passato, in un certo qual modo; di consegnare personalmente quanto ancora mi restava di lui a quell'oblio che è l'ultima parola del nostro comune destino. Non mi difendo. Non avevo nessuna precisa coscienza di quello che in realtà volevo. Chi sa che non fosse un impulso di lealtà inconscia, o l'adempimento di una di quelle ironiche necessità che s'annidano tra i fatti della esistenza umana. Non so. Non potrei dire. Ad ogni modo ci sono andato. (Marlow: cap. III, 1974, p. 116)
*Risalire quel fiume era come compiere un viaggio indietro nel tempo, ai primordi del mondo, quando la vegetazione spadroneggiava sulla terra e i grandi alberi erano sovrani. Un corso d'acqua vuoto, un silenzio assoluto, una foresta impenetrabile; l'aria calda, spessa, greve, immota. Non c'era gioia nello splendere del sole. Deserte, le lunghe distese d'acqua si perdevano nell'oscurità di adombrate distanze. (1990)
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