Aulo Cornelio Celso: differenze tra le versioni

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==''De medicina libri octo''==
===[[Incipit]]===
Come l'Agricoltura porge alimenti a' corpi sani, del pari la [[Medicina]] prometti agli infermi la sanità. E dessa trovasi così costantemente per tutto, che anche le genti ignorantissime conobbero alcune erbe, e qualche altro ovvio rimedio, da apprestarsi in soccorsi delle ferite e de' morbi. Nondimeno appo i Greci venne un cotal poco più che in altre nazioni coltivata; e neppue appo questi fin dalla prima origine, sibbene pochi secoli innanzi la nostra età, tal che [[Esculapio]] viene celebrato come Autore antichissimo. Il quale perchèperché con alquanto d'ingegno più sottile coltivò questa scienza ancora rozza o volgare, venne nel numero degl'Iddii ricevuto.
 
===Citazioni===
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*Fra' morbi conosciutissimi avvi anche quello chiamto [[epilessia|comiziale o maggiore]]. L'uomo che n'è sorpreso in un subito stramazza; caccia schiuma dalla bocca; e quindi dopo qualche tempo ritorna in sé, e si rialza da lui solo. Esso travaglia più spesso gli uomini che le donne. In genere suol essere cronico, e durare fino alla morte, senza essere pericoloso per la vita, comunque talvolta quando è recente possa anche uccidere: e spesso, quando i rimedii non lo guariscono, questo morbo viene dissipato ne' giovinetti dal primo uso de' venerei diletti, e nelle donzelle dalla comparsa de' mestrui. (libro III, capitolo XXIII, pp. 177)
*Del pari è molto noto quel morbo che talora è chiamato ''arquato'', altre volte ''regio''; circa il quale [[Ippocrate]] disse che se sviluppasi al settimo giorno della febbre non sia pericoloso, purché gl'ipocondrii si conservino cedevoli; [[Diocle (medico)|Diocle]] sostenne che l'[[ittero|itterizia]] sia anche utile se manifestasi dopo la febbre; ma se la febbre sopravviene all'itterizia, allora uccide l'infermo. Questa malattia è resa manifesta dal colore soprattutto degli occhi, in cui la parte bianca si fa gialla. Ordinariamente vi si aggiugne la sete, il dolor di capo ed il frequente singhiozzo, non che una certa durezza all'ipocondrio destro, e quando il corpo esegue un moto veemente si manifesta la difficoltà di respiro, e l'infiacchimento degli arti; ed inoltre quando la malattia si prolunga tutta la superficie del corpo diviene in certo modo di bianco pallido. (libro III, capitolo XXIV, pp. 178-179)
*Innanzi tutto convien ricordare il [[colera]], il quale può rigaurdarsi come morbo allo stomaco ed agl'intestini. Imperocchè avvi contemporaneamente scioglimento di ventre e vomito, ed inoltre vi è rigonfiamento per i fiati, e tormini intestinali, la bile esce fuori con impeto dalla parte superiore e dall'inferiore, in sul principio simile all'acqua, indi come se in essa siesi lavata la carne, talvolta è bianca, non di rado nera, o anche di svariato colore. E perciò dalla bile appunto i Greci chiamarono questo morbo ''coléra''. Oltre a' segni de' quali sopra ho discorso, spesso ancora si aggiungono le contrazioni alle gambe o alle braccia, una sete ardente, ed i deliquii: sorprende se concorrendo questi segni tutti, l'infermo muore in breve tempo. (libro IV, capitolo XVIII, p. 202)
*Più frequenti poi e poi più ostinati sono i vizii delle articolazioni dei mani e piedi, che sogliono avvenire nella [[gotta|podagra]] o nella chiragra. Esse raramente si sogliono manifestare ne' castroni, ne' giovanetti prima di usare il coíto e, nelle donne, nelle quali non siensi soppressi i mestrui. Apena cominciano a sentir gl'indizi del male convien usar il salasso; poiché questo mezzo quando è eseguito sollecitamente fin dal principio, spesso rende l'infermo libero dal male per un anno, e talora anche per tutta la vita. Alcuni parimenti, essendosi alimentati di solo latte asinino, si liberarono da questo male per tutta la vita. Alcuni altri, ottenero di star tranquilli per sempre, usando temperanza per un anno intero dal vino, dal vino melato e dalla venere. (libro IV, capitolo XXXI, p. 213)
 
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